Comitato Precari Uniti per la Scuola: 'Troppi carichi di lavoro a costo zero'
Il Comitato Precari Uniti per la Scuola denuncia: troppi carichi a costo zero e burnout. Servono risorse, non solo formazione obbligatoria.


La scuola italiana è a un bivio. Nuove riforme, come la gestione dell'epilessia o la formazione sui plusdotati, aggiungono obblighi senza sosta. Il Comitato Precari Uniti denuncia questa tendenza: iniziative condivisibili si trasformano in carichi di lavoro a costo zero, aumentando il rischio di burnout per i docenti. Comunicato stampa del Comitato Precari Uniti per la Scuola.
Il Comitato Precari Uniti per la Scuola: La scuola non può più fare le nozze con i fichi secchi: servono riforme e risorse, non solo obblighi!
Negli ultimi mesi si moltiplicano gli annunci di nuove proposte, riforme e obblighi formativi per il personale docente: dalla gestione delle crisi epilettiche in classe, alla formazione sul riconoscimento e la valorizzazione degli alunni plusdotati.
Tutte iniziative animate da obiettivi condivisibili, ma che rischiano ancora una volta di tradursi in nuovi carichi di lavoro a costo zero per i docenti italiani, già sottoposti a una mole crescente di impegni non riconosciuti e a un forte rischio di burnout.
Il gruppo Mobilità Intercompartimentale dei Docenti, che oggi conta oltre 6.000 insegnanti, ha espresso, in un recente comunicato, la propria preoccupazione per la tendenza ormai consolidata di affrontare ogni emergenza educativa o sociale attraverso l’ennesima “formazione obbligatoria”, senza un reale supporto organizzativo e riconoscimento economico o professionale.
In merito alle emergenze sanitarie il gruppo della Mobilità rileva i limiti del ruolo docente. Pur riconoscendo il dovere morale e civile di intervenire in situazioni di emergenza, gli insegnanti non possono sostituirsi al personale medico o infermieristico, come auspicato in questi giorni da un’associazione contro l’epilessia. È impensabile affidare la gestione di crisi epilettiche o patologie croniche a docenti formati in poche ore e che devono contemporaneamente garantire la sicurezza dell’intera classe. Se si vuole davvero tutelare la salute degli studenti, occorre dotare le scuole di personale sanitario stabile e preparato, non scaricare ulteriori responsabilità su chi già opera in condizioni di costante sovraccarico.
Inoltre, il recente DDL approvato al Senato per il riconoscimento di un piano didattico personalizzato per gli alunni plusdotati rappresenta un passo importante verso una scuola più inclusiva. Tuttavia, senza risorse aggiuntive e senza una riduzione del numero di studenti per classe, tale misura rischia di trasformarsi in un obiettivo insostenibile e nell’ennesimo adempimento burocratico a carico dei docenti, che già seguono mediamente tra i 50 e i 150 studenti all’anno.
A questi nuovi carichi di lavoro si aggiungono l’introduzione della figura del Supervisore Umano per il monitoraggio dei sistemi di intelligenza artificiale nelle scuole e la nuova proposta della Lega per una formazione obbligatoria sulla didattica del rispetto, della parità e della gestione non violenta dei conflitti.
L’introduzione dei sistemi di IA nelle scuole e la creazione della figura del Supervisore Umano – incaricato di monitorare i risultati generati dalle piattaforme, garantire trasparenza e intervenire in caso di errori – impongono nuovi compiti di grande responsabilità ai docenti, che dovranno formarsi per comprendere logiche tecnologiche complesse e vigilare sul corretto utilizzo dei sistemi digitali.
Allo stesso modo la recente proposta della Lega per una didattica basata sul rispetto, la parità e la gestione non violenta dei conflitti introduce un ulteriore obbligo formativo per gli insegnanti, volto a promuovere ambienti scolastici più sereni e inclusivi.
Si tratta tuttavia di percorsi che, come molti altri, vengono svolti fuori dall’orario di servizio, senza riconoscimento economico e senza alcuna riduzione del carico di lavoro ordinario, andando così ad appesantire ulteriormente una professione già gravata da una complessa rete di responsabilità e adempimenti.
Il gruppo Mobilità Intercompartimentale dei Docenti parla di una scuola con “le nozze con i fichi secchi”. Si moltiplicano le riforme, i protocolli e le formazioni obbligatorie, ma mancano gli strumenti concreti per poterle attuare: classi sovraffollate, carenza di personale di supporto, stipendi fermi da anni e un livello di burocrazia che cresce in modo esponenziale.
Ancora una volta si chiede all’insegnante di essere psicologo, pedagogo, esperto giuridico, burocrate, animatore digitale, tecnico informatico e ora anche formatore sul rispetto, tutore sanitario e supervisore dell’intelligenza artificiale.
Tutto ciò senza risorse, senza esoneri e senza incentivi. La formazione continua è fondamentale, ma non può diventare sinonimo di sovraccarico e responsabilità illimitata
Alla luce di quanto esposto, il Comitato Precari Uniti per la Scuola condivide pienamente le posizioni espresse dal gruppo Mobilità Intercompartimentale dei Docenti e ne sostiene le richieste rivolte al Ministero dell’Istruzione e del Merito e al Governo, affinché si avvii finalmente un percorso di riconoscimento concreto del ruolo e della dignità professionale degli insegnanti.
Il Comitato, pertanto, si associa alle seguenti proposte:
Apertura della finestra di passaggio verso altro ramo della Pubblica Amministrazione, per consentire ai docenti di ruolo che lo desiderano di esercitare una sola mansione.
Possibilità di coprire i posti vacanti negli uffici del MIM con personale docente, senza necessità di concorsi esterni.
Introduzione dei buoni pasto per i docenti, in linea con le altre categorie del pubblico impiego.
Riscatto gratuito della laurea e pensione anticipata a 60 anni.
Istituzione di una figura di segretario didattico per supportare gli insegnanti nella gestione della crescente burocrazia scolastica.
Il Comitato, insieme al gruppo Mobilità Intercompartimentale dei Docenti, continuerà con impegno e determinazione la propria azione per ottenere una scuola più giusta e rispettosa di chi ogni giorno ne garantisce il funzionamento.
Solo attraverso il riconoscimento del valore umano e professionale dei docenti sarà possibile restituire dignità e futuro all’istruzione pubblica italiana, nel pieno rispetto dei principi di uguaglianza e tutela dei lavoratori sanciti dall’articolo 3 della Costituzione.