Concorso docenti PNRR3: tanti posti, poche domande
Il nuovo bando del concorso docenti PNRR offre 58 mila cattedre, ma si teme una scarsa partecipazione. Analisi e previsioni.


Il nuovo concorso docenti PNRR per l'autunno 2025 mette a bando oltre 58.000 posti. Tuttavia, nonostante l'ampia offerta, le previsioni indicano un numero di candidature inferiore alle attese, sollevando preoccupazioni sulla copertura delle cattedre, in particolare per il sostegno e le materie STEM. Analizziamo le cause e le possibili conseguenze di questo scenario.
I numeri del nuovo concorso docenti PNRR
L'autunno 2025 segna l'avvio della terza e attesa ondata dei concorsi PNRR, un'iniziativa strategica per l'assunzione docenti e la stabilizzazione del corpo insegnante. I bandi appena pubblicati mettono a disposizione un totale imponente di 58.135 cattedre, una cifra che testimonia l'impegno verso il rafforzamento del sistema. La ripartizione dei posti vede una netta prevalenza per il posto comune, con 50.866 cattedri, a cui si aggiungono 7.269 posti dedicati al sostegno, un settore cruciale che soffre di una cronica carenza di personale specializzato. Il calendario è serrato: le candidature potranno essere presentate esclusivamente online dal 10 al 29 ottobre 2025. Le prove selettive sono programmate tra la fine dell'anno e la primavera del 2026. L'obiettivo è completare l'iter per garantire le immissioni in ruolo a partire da settembre 2026, in tempo per il nuovo anno scolastico. Questa procedura concorsuale rappresenta un'occasione fondamentale per migliaia di aspiranti docenti e per l'intera scuola italiana, che punta a ridurre il tasso di precariato.
Concorso docenti: il paradosso dei pochi candidati
Nonostante l'ampia disponibilità di cattedre, le previsioni indicano un afflusso di candidature sorprendentemente contenuto, delineando un vero e proprio paradosso. Questa stima non è casuale, ma si basa sui trend osservati nelle ultime tornate concorsuali del PNRR. In quelle occasioni, il rapporto tra candidati e posti è risultato particolarmente basso in numerose classi di concorso. Le aree più critiche si confermano quelle delle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e dei posti di sostegno, soprattutto nelle regioni del Nord Italia. A confermare questo scenario contribuiscono anche i segnali raccolti dagli Uffici scolastici territoriali, che segnalano graduatorie esigue, crescenti difficoltà nel reperire commissari d'esame e la necessità di riaprire interpelli per coprire i vuoti. La situazione rischia di creare un cortocircuito: lo Stato bandisce decine di migliaia di posti che, tuttavia, potrebbero non essere coperti per mancanza di aspiranti.
Le cause del calo e l'impatto sul sistema
Le cause di questa prevista bassa partecipazione sono strutturali e complesse. In primo luogo, vi è un bacino limitato di aspiranti in possesso dei titoli di abilitazione o specializzazione richiesti, un problema particolarmente sentito per il sostegno e per alcune classi di concorso scientifiche. A questo si aggiunge una forte asimmetria territoriale: la maggior parte dei posti è localizzata al Nord, mentre il serbatoio di candidati è più ampio al Sud, e la mobilità resta un ostacolo. Infine, le tempistiche lunghe e l'incertezza tra lo svolgimento delle prove e la presa di servizio effettiva raffreddano l'entusiasmo di molti. Le conseguenze per il sistema scolastico nazionale potrebbero essere gravi. Il rischio concreto è che migliaia di cattedre bandite restino scoperte e tornino a essere coperte con contratti di supplenza annuale, alimentando quel precariato che i concorsi mirano a combattere.