Comunicato stampa dei Dirigenti Scolastici ((D.M. 107/2023) – La vicenda del concorso riservato per Dirigenti Scolastici continua a tenere banco nel mondo della scuola. Al centro della disputa vi è la corretta valutazione dei titoli culturali e professionali ai fini della graduatoria finale. Un nodo giuridico che ha portato a numerosi ricorsi e sospensioni, rallentando, non poco, il percorso di nomina di nuovi dirigenti scolastici.
Il nodo della valutazione dei titoli
La controversia nasce dalla modalità con cui il Ministero dell’Istruzione ha attribuito i punteggi ai candidati. Il Decreto Ministeriale 107/2023 (lex specialis) prevedeva che la graduatoria fosse basata su un sistema di valutazione che attribuiva un peso di rilievo ai titoli culturali e professionali (fino a un massimo di 30 punti), a cui si aggiungeva il punteggio ottenuto nel test a risposta multipla (fino a un massimo di 10 punti). Tuttavia, con la pubblicazione della graduatoria il 9 agosto 2024, il Ministero, attraverso un Decreto Dipartimentale, ha modificato il metodo di valutazione, riducendo drasticamente il peso dei titoli a un massimo di 3 punti.
Questa modifica ha scatenato una serie di ricorsi presso il TAR del Lazio da parte di numerosi candidati che si sono visti penalizzati dalla nuova ripartizione dei punteggi. Il Tribunale Amministrativo ha inizialmente sospeso la graduatoria, rinviando ogni decisione a una valutazione più approfondita nelle camere di consiglio di ottobre 2024.
Estate 2025: mesi decisivi per il concorso riservato DS
Dopo mesi di incertezze e dibattiti, a partire da luglio 2025 sono calendarizzate diverse udienze presso il TAR del Lazio, durante le quali si attende una decisione definitiva sulla valutazione dei titoli da parte dei giudici di prima cura. La decisione del tribunale sarà cruciale per stabilire se il Ministero abbia agito in conformità con la normativa o se dovrà rivedere la graduatoria sulla base delle disposizioni originarie del bando.
L’attesa della sentenza è particolarmente sentita dagli aspiranti dirigenti scolastici, che vedono nella correzione della graduatoria un’opportunità per ottenere l’incarico per cui hanno investito anni di impegno, studio e risorse nella propria carriera di docenti, al fine di accrescere i propri titoli. Tuttavia, persiste il timore che eventuali ulteriori ricorsi e rinvii possano prolungare l’incertezza, ritardando le nomine e aggravando il problema delle reggenze nelle scuole.
Le possibili conseguenze delle sentenze
Se il TAR dovesse accogliere le istanze dei ricorrenti, il Ministero potrebbe essere costretto a riformulare la graduatoria secondo i criteri previsti dalla lex specialis (D.M. 107/2023), riconoscendo il peso corretto ai titoli culturali e professionali. Ciò potrebbe portare a un cambiamento delle attuali posizioni in graduatoria, con la possibilità che alcuni candidati vengano scalzati da altri con punteggi ricalcolati.
Viceversa, se il TAR confermasse la decisione del Ministero, la graduatoria attuale rimarrebbe valida, consolidando le posizioni già assegnate e consentendo la prosecuzione delle nomine. Tuttavia, questa eventualità potrebbe generare ulteriori contenziosi, con il rischio di appelli al Consiglio di Stato e nuovi ritardi nelle assegnazioni.
Un aspetto da sottolineare è che il Ministero, non essendo certo della legittimità delle proprie scelte, ha ordinato agli Uffici Scolastici Regionali (USR) di inserire, nei contratti individuali sottoscritti ai 519 dirigenti scolastici a novembre 2024, una clausola rescissoria. Tale clausola prevede che, in caso di sentenza favorevole ai ricorrenti, i contratti possano essere risolti, consentendo la riassegnazione degli incarichi in base alla graduatoria inizialmente prevista dal bando.
L’intervento del Consiglio di Stato
In questo scenario complesso, si inseriscono una serie di ordinanze del Consiglio di Stato, che hanno accolto gli appelli presentati dai ricorrenti, riformando le precedenti ordinanze del TAR Lazio di ottobre 2024. Tuttavia, gli accoglimenti si sono limitate alla fissazione di un’udienza di merito in tempi brevi, senza sospendere gli atti impugnati. Il giudice ha rilevato la necessità di approfondire la questione in sede di merito, evidenziando come l’operazione svolta dal Ministero possa essere considerata manipolativa, essendo stata attuata in assenza di un chiaro riferimento normativo e senza un richiamo preciso ai criteri di punteggio dei titoli nei concorsi pubblici.
L’ordinanza del Consiglio di Stato ha quindi disposto che il TAR fissi rapidamente un’udienza di merito, mantenendo inalterata l’efficacia degli atti contestati.
Un problema che coinvolge l’intero sistema scolastico
La questione della valutazione dei titoli non è solo un problema burocratico o amministrativo, ma ha un impatto concreto sul funzionamento delle scuole italiane. La carenza di dirigenti scolastici in molte regioni del Paese ha reso le reggenze una soluzione temporanea sempre più diffusa, con l’utilizzo di dirigenti già in servizio costretti a gestire più istituti contemporaneamente. Una situazione che, secondo molti addetti ai lavori, penalizza la qualità dell’istruzione e la gestione delle scuole.
Per questo motivo, l’esito delle sentenze del TAR previste tra la primavera e l’estate 2025 sarà determinante non solo per i dirigenti presenti nella graduatoria, ma per l’intero sistema scolastico italiano, che attende risposte certe per garantire stabilità e continuità nella gestione degli istituti.
L’auspicio di tutti gli interessati è che il TAR possa pronunciarsi in modo chiaro e definitivo, mettendo fine a una vicenda che ha generato incertezze e tensioni tra i docenti in attesa di nomina. Solo allora sarà possibile comprendere quale sarà il futuro della dirigenza scolastica e quali saranno le reali conseguenze delle sentenze per il sistema educativo italiano.
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