Provvedimenti disciplinari nei confronti di una docente per il suo comportamento minaccioso e aggressivo nei confronti di tre alunni. La Corte di Cassazione conferma in questo caso il licenziamento senza preavviso. Secondo la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione (Sentenza 09 maggio 2024, n. 12746), l’adozione da parte di un docente di comportamenti minacciosi e aggressivi verso minori costituisce giusta causa di licenziamento.
Il metodo educativo non giustifica atti che possano compromettere l’integrità psico-fisica degli individui, contrastando con i diritti inviolabili dell’uomo e le finalità educative.
Condanna esemplare della Corte di Cassazione ad una docente per l’atteggiamento aggressivo: scatta il licenziamento in tronco
Una docente è stata condannata a un anno di reclusione per maltrattamenti nei confronti di tre alunni, con interdizione dalla professione di insegnante. Durante il servizio presso una scuola elementare, la docente ha inflitto violenza fisica e psicologica agli alunni, causando loro sofferenza fisica e psichica.
Dopo la condanna, il Ministero dell’Istruzione ha avviato un procedimento disciplinare che ha portato al licenziamento senza preavviso della docente. La legittimità del licenziamento è stata confermata dal Tribunale, in quanto l’uso di violenza fisica nei confronti di minori rientra tra le condotte minacciose che giustificano tale misura.
La Corte d’Appello impone la semplice ‘sospensione dal servizio’ in luogo del licenziamento
La Corte d’Appello ha poi ritenuto sproporzionato il licenziamento, sostituendolo con una sospensione dal servizio per tre mesi senza retribuzione. La docente ha quindi diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro e a un’indennità commisurata all’ultima retribuzione.
Il Ministero dell’Istruzione ha contestato la decisione della Corte d’Appello, rivolgendo un’impugnazione alla Corte di Cassazione, che ha riconosciuto la gravità dei comportamenti della docente.
L’annullamento della decisione della CdA e la condanna da parte della Cassazione
La Corte ha annullato la sentenza d’appello e rinviato la causa per una nuova valutazione, sottolineando che i comportamenti aggressivi e minacciosi verso minori non possono essere considerati un metodo educativo.
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