Detassazione tredicesima 10%: la Manovra 2026 prevede stipendi più alti dal 2026

Il pacchetto lavoro per la Manovra 2026 valuta la detassazione tredicesima. Ecco le ipotesi per alleggerire il carico fiscale sui lavoratori.

A cura di Scuolalink Scuolalink
16 ottobre 2025 07:00
Detassazione tredicesima 10%: la Manovra 2026 prevede stipendi più alti dal 2026 - Soldi euro
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La detassazione tredicesima è una delle principali misure al vaglio per la Manovra 2026. L'obiettivo è chiaro: ridurre la pressione fiscale e aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori. Sul tavolo del Governo ci sono due ipotesi con impatti molto diversi sia sulle buste paga che sui conti pubblici. Analizziamole nel dettaglio per capire cosa potrebbe cambiare prossimamente.

L'ipotesi di azzeramento dell'IRPEF

La prima opzione sul tavolo del Governo è la più radicale e suggestiva: l'eliminazione totale dell'IRPEF sulla tredicesima mensilità. Se questa misura fosse approvata, i lavoratori dipendenti vedrebbero un significativo aumento del proprio stipendio netto nel mese di dicembre. L'incremento, derivante da una mensilità aggiuntiva completamente esentasse, varierebbe in base al reddito, con un guadagno stimato tra i 200 e i 1.200 euro. Una simile iniziativa rappresenterebbe un forte segnale di riduzione della pressione fiscale sul lavoro. Tuttavia, l'ostacolo principale è il suo costo esorbitante per le finanze pubbliche. L'impatto sulle casse dello Stato è stato calcolato in circa 15 miliardi di euro annui, una cifra che rende la sua copertura finanziaria estremamente complessa e, di fatto, difficilmente praticabile nell'attuale contesto economico.

La detassazione tredicesima al 10%

Una seconda ipotesi, decisamente più sostenibile per il bilancio statale, prevede l'applicazione di un'aliquota IRPEF agevolata al 10% sulla tredicesima. Questa soluzione di tassazione ridotta rappresenterebbe un compromesso efficace. Manterrebbe un beneficio tangibile per i lavoratori, pur contenendo i costi per lo Stato, stimati tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Le simulazioni della Fondazione Nazionale dei Commercialisti chiariscono l'impatto di questa riforma fiscale. Un dipendente con 30.000 euro di reddito annuo lordo (RAL) vedrebbe un vantaggio di 270 euro. Il beneficio salirebbe a 610 euro per una RAL di 35.000 euro e a 870 euro per 50.000 euro. Superando i 60.000 euro di RAL, il guadagno netto sfiorerebbe i 1.400 euro. Anche i redditi medio-bassi ne trarrebbero vantaggio, seppur minore: con 20.000 euro di RAL il guadagno si attesterebbe sui 180 euro.

Impatto su consumi e conti pubblici

Qualsiasi forma di alleggerimento fiscale sulla tredicesima mira ad un obiettivo primario: stimolare i consumi interni. Avere più denaro disponibile a fine anno potrebbe spingere le famiglie a spendere di più, specialmente durante il periodo natalizio, dando così una spinta all'economia reale. La detassazione tredicesima andrebbe a beneficio di tutti i lavoratori dipendenti, ma l'effetto sul potere d'acquisto sarebbe proporzionalmente più significativo per le fasce di reddito medio-basse. Tuttavia, la sfida per il Governo rimane quella di bilanciare i vantaggi per i cittadini con la sostenibilità dei conti pubblici. La decisione finale dipenderà da un'attenta valutazione delle coperture finanziarie disponibili, per evitare di gravare eccessivamente sul bilancio dello Stato. La discussione politica dovrà ponderare con attenzione i pro e i contro di ciascuna ipotesi prima di definire la strada da percorrere.

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