Emergenza stipendi per i docenti precari: potere d'acquisto eroso dall'inflazione
L'inflazione erode il potere d'acquisto. Il CNDDU chiede misure urgenti per tutelare i docenti fuori ruolo dal crescente carovita.
L'attuale crisi economica sta colpendo duramente il settore scolastico. Per i docenti fuori ruolo, l'aumento dei costi di affitto e trasporti ha reso lo stipendio insufficiente. È necessario un intervento urgente per evitare che la povertà lavorativa diventi una realtà strutturale.
Stipendio e tredicesima divorati dai numeri dell’inflazione: per i docenti fuori ruolo il rischio povertà non è più un’ipotesi
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani richiama con forza l’attenzione sull’impatto sociale dell’inflazione strutturale che, negli ultimi cinque anni, ha progressivamente eroso il potere d’acquisto dei docenti, colpendo in modo particolarmente duro i docenti fuori ruolo. L’analisi dei dati Federconsumatori su base Istat mostra come l’aumento del costo della vita non sia più sostenibile a fronte di stipendi rimasti sostanzialmente invariati.
Il carrello della spesa oggi costa quasi il trenta per cento in più rispetto al 2020. Si tratta di beni essenziali, indispensabili alla vita quotidiana delle famiglie: pane, latte, carne, pesce, frutta e verdura hanno subito rincari significativi, mentre prodotti di uso comune come olio, grassi e caffè hanno registrato aumenti ancora più marcati. Per le famiglie dei docenti questo significa una spesa mensile sempre più elevata per il vitto, senza reali possibilità di riduzione, soprattutto quando sono presenti figli.
Parallelamente, il costo dell’abitare rappresenta una delle principali cause di impoverimento. Le spese per la casa, tra acqua, luce, gas e servizi, sono cresciute di oltre il quaranta per cento in cinque anni, un incremento che ormai ha carattere strutturale. Per molti docenti fuori ruolo, spesso costretti a vivere in affitto lontano dal proprio comune di residenza, il canone mensile assorbe una parte rilevante dello stipendio, aggravato da spese condominiali e utenze sempre più care. La casa, da diritto fondamentale, rischia di trasformarsi in un fattore di esclusione economica.
Anche le spese di viaggio incidono pesantemente sui bilanci familiari. I costi dei trasporti sono aumentati di oltre il ventidue per cento, rendendo onerosi gli spostamenti quotidiani o settimanali legati al lavoro. Carburante, abbonamenti ai mezzi pubblici e treni diventano così una tassa indiretta sul lavoro docente, che riduce ulteriormente il reddito disponibile.
Il mese di dicembre concentra in modo emblematico tutte queste difficoltà. Proprio nel periodo in cui viene erogata la tredicesima, si sommano numerose imposte e scadenze fiscali: tasse sui rifiuti, addizionali regionali e comunali, bollo auto, assicurazioni, eventuale IMU per chi possiede una seconda abitazione, oltre a conguagli fiscali e rate di mutui o prestiti. In questo scenario, la tredicesima perde la sua funzione di sostegno straordinario e viene interamente assorbita da spese obbligate, senza produrre alcun beneficio reale.
La situazione diventa particolarmente critica per i nuclei familiari monoreddito con due o più figli. Anche le spese scolastiche sono aumentate sensibilmente, così come quelle sanitarie, mentre l’indice generale dei prezzi ha superato il venti per cento in cinque anni. In assenza di un adeguamento salariale, il rischio povertà non è più una possibilità remota, ma una condizione concreta che riguarda famiglie che vivono esclusivamente di reddito da lavoro.
Le festività natalizie, in questo contesto, si trasformano da momento di condivisione in tempo di rinunce forzate. Per molte famiglie di docenti fuori ruolo il Natale significa niente vacanze, spese ridotte all’essenziale, regali simbolici per i figli. Non è una scelta di sobrietà, ma una necessità imposta da bilanci ormai insostenibili, con ricadute emotive profonde sull’equilibrio familiare.
Alla luce di questo scenario, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rivolge un appello diretto al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché la questione del potere d’acquisto dei docenti, e in particolare dei docenti fuori ruolo, diventi una priorità dell’agenda politica. Non si tratta di una rivendicazione corporativa, ma di una misura necessaria per tutelare la dignità del lavoro educativo e la tenuta sociale del sistema scolastico.
Chiediamo interventi concreti e immediati che possano alleviare la pressione economica sulle famiglie dei docenti: un’indennità compensativa legata all’inflazione reale per i docenti fuori ruolo, misure di sostegno specifiche per chi è costretto alla mobilità territoriale, agevolazioni fiscali mirate nei mesi di maggiore carico tributario e un rafforzamento dei benefici per i nuclei familiari monoreddito con figli. È inoltre necessario aprire un tavolo permanente di confronto per un adeguamento strutturale delle retribuzioni al costo della vita, affinché la perdita di potere d’acquisto non diventi irreversibile.
Il Coordinamento ribadisce che difendere i docenti oggi significa difendere il diritto all’istruzione domani. Un Paese che chiede alla scuola di educare alla cittadinanza, alla legalità e ai diritti umani non può permettersi di lasciare i suoi insegnanti in una condizione di precarietà economica e di povertà lavorativa. Intervenire ora non è solo un atto di giustizia sociale, ma una scelta di responsabilità verso il futuro dell’intera comunità nazionale.
prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU