Gaza: la docente italiana della Flotilla torna a casa
La docente torinese della Flotilla per Gaza torna in Italia dopo l’appello del Colle. Tra sostegno, polemiche e aiuti umanitari bloccati.


Una docente torinese, portavoce della Global Sumud Flotilla, rientra in Italia dopo l’appello del Presidente Mattarella. L’iniziativa, mirata a portare aiuti a Gaza, era stata accompagnata da dichiarazioni di rischio e da una proposta di mediazione. Il suo ruolo da insegnante e la decisione del rientro accendono il dibattito pubblico.
Il rientro dopo l’appello presidenziale
La docente torinese di matematica e fisica, designata portavoce della Global Sumud Flotilla in viaggio verso Gaza per consegnare aiuti umanitari, è rientrata in Italia a seguito del messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel suo discorso, il Capo dello Stato aveva invitato alla prudenza, ricordando il valore della vita umana e la necessità di evitare rischi inutili. Il rientro arriva in un contesto già teso, con dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto che aveva segnalato la difficoltà di garantire la sicurezza dei partecipanti una volta al largo, e con precedenti attacchi alla missione usando droni non identificati, fortunatamente senza vittime.
La posizione della docente-portavoce
In un video diffuso sui social prima del rientro, la docente ha spiegato di aver ricevuto una proposta di mediazione, suggerendo di deviare verso Cipro per veicolare gli aiuti tramite l’intermediazione delle Nazioni Unite, del Patriarcato Latino di Gerusalemme e del governo italiano. La portavoce ha però respinto questa opzione, affermando: “Noi non possiamo accettare questa proposta… non stiamo facendo nulla di male”. Ha inoltre difeso il diritto a navigare in acque internazionali e ribadito la volontà di mantenere la rotta, pur dichiarandosi disponibile a modalità alternative purché non compromettano l’azione diretta. Inoltre, ha ricordato di essere in aspettativa non retribuita, ricevendo messaggi di affetto e appoggio da colleghi, famiglie e studenti.
Dall’azione solidale al dibattito educativo
La docente ha sottolineato che le acque vicino a Gaza sono in gran parte sotto sovranità palestinese, rendendo difficile l’attracco diretto alla Striscia. In caso di arrivo, si prevede di scaricare le casse di aiuti tramite barche più piccole, con l’obiettivo di aumentare la pressione per la riapertura del valico di Rafah, da tempo bloccato per i convogli umanitari. Intanto, la sua posizione come insegnante coinvolta direttamente nel conflitto umanitario ha suscitato reazioni nei contesti educativi: molti colleghi hanno manifestato sostegno, inviando lettere e commenti di apprezzamento per il “coraggio” e la “voce che porta anche a nome nostro”. L’evento ha dunque trasformato un gesto politico in un momento di riflessione sulla responsabilità civile della scuola e del ruolo docente in scenari internazionali complessi.