Giornata Disabilità, Mucci (SGS): l’inclusione è intelligenza collettiva
Mucci: l’inclusione va oltre le rampe. Serve formazione e rappresentanza per trasformare i diritti in un investimento per la società.
Oggi, 3 dicembre 2025, celebriamo la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Non bastano le rampe: serve un’inclusione vera che parta dalla scuola e arrivi ai vertici decisionali. Solo un cambio culturale profondo può trasformare la società rendendola equa per tutti.
Disabilità, Aldo Mucci: “L’inclusione non è un atto di cortesia. Molti pensano ancora che significhi solo rampe e ascensori. È intelligenza collettiva”
Oggi, 3 dicembre 2025, si celebra la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità proclamata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1992. Questa giornata mira a promuovere i diritti e il benessere delle persone con disabilità in tutti gli aspetti della vita politica, sociale, economica e culturale, sensibilizzando sull'importanza dell'inclusione e sull'eliminazione delle barriere fisiche, tecnologiche e attitudinali. L'obiettivo è rafforzare l'inclusione per favorire lo sviluppo umano in tutti i settori, garantendo che le persone con disabilità possano partecipare pienamente e alla pari alla società.
L’inclusione non è un atto di cortesia o un “extra” che si aggiunge quando ci sono risorse: è la condizione base perché una società funzioni davvero per tutti e quindi progredisca in modo equo e sostenibile. In Italia (e non solo) c’è ancora tantissima strada da fare sulla sensibilizzazione e sulla formazione: Molti pensano ancora che “inclusione” significhi solo rampe e ascensori, mentre è un tema che attraversa scuola, lavoro, sanità, cultura, digitale, linguaggio, rappresentanza. La formazione obbligatoria e continuativa per insegnanti, datori di lavoro, operatori sanitari, forze dell’ordine e funzionari pubblici è ancora frammentaria o assente in troppi contesti. I media e la pubblicità continuano a rappresentare le persone con disabilità in modo stereotipato (eroi ispirazionali o vittime da compatire) invece che come persone normali con desideri, talenti, sessualità, rabbia e diritti.
Serve un cambio culturale profondo, e passa necessariamente attraverso: Formazione seria e certificata (non i soliti 2 ore di corso online con attestato farlocco) Linguaggio inclusivo non come moda ma come consapevolezza Rappresentanza reale nei luoghi di decisione (quante persone con disabilità vedi in Parlamento, nei CDA, nei consigli di facoltà?) Sanzioni effettive per chi discrimina e incentivi veri per chi include Educazione all’inclusione già dalla scuola dell’infanzia (i bambini non nascono pregiudiziali, lo diventano)
Fino a quando considereremo l’accessibilità e l’inclusione come “costi” invece che come investimenti, continueremo a lasciare fuori una fetta enorme di talenti, intelligenza e potenziale.