Gravi atti di bullismo a Reggio Emilia, CNDDU: 'Serve prevenzione ed educazione'
Dopo i recenti fatti di Reggio Emilia, appare evidente l'urgenza di investire in percorsi di prevenzione ed educazione per i giovani.
Gli episodi di violenza a Reggio Emilia richiamano l'attenzione sulla fragilità giovanile. È fondamentale promuovere prevenzione ed educazione per ricostruire il tessuto sociale e tutelare la dignità di ogni studente, combattendo il bullismo e l'indifferenza dilagante.
Reggio Emilia, aggressione tra adolescenti nel quartiere Canalina: necessario rafforzare prevenzione ed educazione
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda indignazione e sincera preoccupazione per i gravi episodi di bullismo che hanno coinvolto due studenti disabili presso il Convitto nazionale Amedeo di Savoia Duca d’Aosta di Tivoli. Quanto emerso non è soltanto cronaca giudiziaria: è il riflesso di una frattura educativa che interroga in modo diretto il ruolo e la responsabilità della scuola contemporanea.
Le immagini e i video diffusi per umiliare, le parole cariche di disprezzo, l’uso distorto delle tecnologie digitali come strumenti di violenza simbolica rappresentano una negazione dei principi fondamentali di dignità, uguaglianza e rispetto della persona. Non siamo di fronte a “ragazzate”, ma a comportamenti che nascono e si alimentano in contesti dove l’indifferenza, il silenzio o la minimizzazione diventano terreno fertile per l’abuso.
Il gesto di scuse compiuto da uno dei responsabili è un segnale umano da riconoscere, ma non può essere considerato risolutivo. Le scuse hanno valore educativo solo se accompagnate da un percorso serio di assunzione di responsabilità, di riflessione critica e di riparazione. Senza questo, il rischio è che restino un atto isolato, incapace di incidere sulle radici culturali del fenomeno.
Particolarmente dolorose e allarmanti sono le parole della madre di una delle vittime, che raccontano un’esperienza segnata da silenzio, distanza emotiva e perdita di fiducia. Quando una famiglia percepisce la scuola non come alleata, ma come luogo ostile o difensivo, si consuma una sconfitta educativa profonda. La scuola non è soltanto un’istituzione che trasmette saperi o applica regolamenti: è, o dovrebbe essere, una comunità educante fondata sull’ascolto, sulla corresponsabilità e sull’umanità delle relazioni.
In questo senso, la riflessione deve andare oltre il singolo episodio. La scuola è chiamata oggi a interrogarsi su se stessa: sul clima che costruisce quotidianamente, sul valore che attribuisce all’inclusione, sulla capacità di riconoscere tempestivamente il disagio e di intervenire con competenza e sensibilità. Non basta reagire all’emergenza; occorre prevenire, educare, formare coscienze. Una scuola che tollera anche solo per omissione la derisione del più fragile tradisce la propria missione costituzionale.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ribadisce l’urgenza di rafforzare in modo strutturale l’educazione ai diritti umani, all’empatia, alla cittadinanza digitale e al rispetto delle differenze. Tali percorsi non devono essere relegati a iniziative episodiche, ma diventare parte integrante del curricolo e della vita scolastica, coinvolgendo attivamente studenti, famiglie, docenti, dirigenti e personale tutto, in un’autentica alleanza educativa.
Accogliamo con rispetto il lavoro degli inquirenti e attendiamo gli sviluppi delle indagini condotte dalla Procura di Tivoli, affinché venga fatta piena luce non solo sulle responsabilità individuali, ma anche su eventuali criticità organizzative e culturali.
Rivolgiamo infine un appello alle istituzioni scolastiche e al Ministero dell’Istruzione e del Merito: episodi come questo devono diventare occasione di riflessione collettiva e di cambiamento concreto. La scuola è il primo presidio dei diritti umani. Difendere la dignità degli studenti disabili significa difendere l’idea stessa di scuola come luogo di crescita, giustizia e democrazia.
prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU