Il CNDDU chiede trasparenza al Ministero dopo la sentenza TAR e il caso INVALSI

Il CNDDU chiede piena trasparenza scolastica dopo la sentenza del TAR: l'accesso alle prove INVALSI deve essere un diritto per le famiglie.

A cura di Scuolalink Scuolalink
30 dicembre 2025 16:00
Il CNDDU chiede trasparenza al Ministero dopo la sentenza TAR e il caso INVALSI - INVALSI
INVALSI
Condividi

La recente sentenza del TAR Veneto ha riacceso il dibattito sulla trasparenza scolastica in Italia. Il CNDDU evidenzia la necessità di garantire il diritto all'accesso ai documenti, criticando l'opacità del sistema INVALSI che limita le garanzie per studenti e famiglie.

Trasparenza a geometria variabile nella scuola italiana: il TAR tutela i diritti delle famiglie, l’INVALSI resta opaco. Appello al Ministro Valditara

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ritiene doveroso intervenire pubblicamente in merito alla recente sentenza n. 2074/2025 del TAR del Veneto, resa nota dalla stampa nazionale, che riafferma con chiarezza un principio cardine dell’ordinamento democratico: il diritto pieno e incondizionato delle famiglie ad accedere alla documentazione scolastica riguardante i propri figli, a comprenderne il contenuto e, ove necessario, a sottoporlo a valutazione critica.

La pronuncia del giudice amministrativo si colloca in un solco giuridico ben definito, tracciato dalle norme sulla trasparenza amministrativa, dallo Statuto delle Studentesse e degli Studenti e dai principi generali che regolano l’azione della pubblica amministrazione. Il TAR ha ribadito che l’accesso agli atti non rappresenta una concessione discrezionale dell’istituzione scolastica, ma un diritto soggettivo pieno, funzionale alla tutela dell’interesse legittimo dello studente e della sua famiglia. La documentazione scolastica, comprese le prove scritte e i criteri valutativi, costituisce parte integrante del percorso formativo e, in quanto tale, deve essere conoscibile, verificabile e, se del caso, contestabile.

A fronte di tale principio, desta tuttavia profonda preoccupazione la persistente esclusione delle prove INVALSI dall’ambito di effettiva accessibilità. Pur trattandosi di prove individuali, aventi rilievo certificativo ai sensi del D.lgs. 62/2017 e destinate a confluire nel curriculum digitale dello studente, l’accesso agli elaborati, ai criteri di correzione e ai parametri di attribuzione del punteggio viene sistematicamente negato alle famiglie che ne fanno richiesta. Si determina così una evidente frattura nel sistema delle garanzie, che appare difficilmente conciliabile con i principi di trasparenza, imparzialità e buon andamento dell’amministrazione sanciti dall’articolo 97 della Costituzione.

Ne deriva una situazione paradossale: le valutazioni espresse dai docenti, frutto di professionalità, responsabilità educativa e discrezionalità tecnica, sono pienamente sindacabili; quelle prodotte da un sistema standardizzato e centralizzato risultano invece sottratte a ogni forma di controllo, quasi fossero collocate in una zona franca dell’ordinamento. Tale asimmetria mina il principio di eguaglianza sostanziale e indebolisce il rapporto di fiducia tra istituzioni scolastiche, famiglie e studenti.

Particolarmente grave appare, inoltre, il protratto silenzio del Garante per la protezione dei dati personali, cui la questione è stata formalmente sottoposta da oltre otto mesi senza che sia intervenuto un pronunciamento. Un silenzio che assume rilievo istituzionale, poiché riguarda l’esercizio di diritti fondamentali connessi alla conoscibilità di dati personali e al loro utilizzo in ambito pubblico.

Alla luce di quanto esposto, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rivolge un appello formale al Ministro dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, affinché intervenga con urgenza per ristabilire un quadro di piena legalità e coerenza normativa. Si chiede un chiarimento istituzionale definitivo sul regime di accessibilità delle prove INVALSI e sulle garanzie riconosciute agli studenti e alle famiglie, nonché l’adozione di misure che assicurino il rispetto effettivo dei principi di trasparenza, partecipazione e tutela dei diritti.

La scuola della Repubblica, così come delineata dalla Costituzione, non può tollerare zone d’ombra né meccanismi sottratti al controllo democratico. Ogni procedimento valutativo che incida sul percorso formativo degli studenti deve essere intellegibile, motivato e verificabile. In assenza di tali condizioni, viene meno non solo la trasparenza amministrativa, ma la stessa credibilità del sistema educativo.

Il CNDDU ribadisce infine che il diritto allo studio non può essere compresso da logiche tecnocratiche o da prassi opache. La conoscibilità degli atti è presupposto essenziale della cittadinanza attiva e della tutela della persona. Su questo terreno si misura, oggi più che mai, la tenuta democratica della scuola pubblica.

prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail