Indagine ADI 2025 post-doc: precariato strutturale e rischio espulsione per un'intera generazione
Il comunicato stampa sull'allarme post-doc in Italia: l'indagine ADI 2025 svela precariato, stipendi bassi e un'imminente espulsione di massa dall'università.


Di seguito il comunicato stampa giunto in redazione relativo all'indagine 2025 dell'ADI, presentata oggi al Senato. Il report rivela una crisi senza precedenti per i post-doc in Italia. I dati mostrano un precariato dilagante, con l'86,5% dei contratti in scadenza entro luglio 2026. Una crisi lavorativa che mette a rischio il futuro della ricerca e del Paese.
ADI presenta al Senato l’indagine 2025 sulla condizione del post-doc: “Un’intera generazione a rischio espulsione dall’università. Siamo di fronte alla più urgente crisi lavorativa del Paese”
L’ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia ha presentato oggi, presso il Senato della Repubblica, i risultati della XII Indagine annuale sulla condizione del post-doc in Italia, che ha raccolto 2.888 risposte tra aprile e agosto 2024 da ricercatrici e ricercatori attivi nelle università e nei centri di ricerca italiani.
I dati parlano chiaro: il precariato non è un’anomalia, ma una condizione strutturale del sistema universitario italiano.
Tra i dati più allarmanti:
• L’86,5% delle posizioni attualmente attive scadrà entro luglio 2026. Senza un piano strutturale di reclutamento e stabilizzazione, quasi nove ricercatori su dieci rischiano di essere espulsi dal sistema accademico nei prossimi dodici mesi, con effetti drammatici sulla qualità della ricerca e della didattica proprio quando si richiederà agli atenei maggiore sforzo per via dell'apertura dell'accesso a medicina e delle sfide legate al miglioramento dell’offerta formativa.
• Più del 30% delle posizioni dura meno di un anno. Una durata che sale al 43% per quelle finanziate da PRIN e PON, e che coinvolge il 50,5% delle borse e il 42,8% degli assegni di ricerca.
• La retribuzione mediana netta mensile è di soli 1.630 euro. Eppure, il 28,4% delle persone lavora oltre 46 ore settimanali, senza alcuna forma di tutela per straordinari, malattia o disoccupazione.
• Finanziamenti frammentati e instabili. Il 28% delle posizioni è finanziato dal PNRR, il 26% da PRIN, solo il 24% da fondi istituzionali (FFO), dimostrando la dipendenza da progetti a termine.
Il profilo delle disuguaglianze: genere, territorio e salute mentale
• Le donne ottengono più assegni e borse di ricerca ma meno contratti da ricercatore a tempo determinato rispetto agli uomini (26,3% contro 32,8%), segnalando un divario strutturale nell’accesso alle posizioni più stabili.
• Permane una scarsa mobilità geografica post-dottorato: l’85% di chi lavora al Sud ha conseguito il titolo nella stessa area. Solo il 7% di chi lavora nei centri di ricerca nazionali proviene dal Mezzogiorno.
• Il 74% degli intervistati è molto preoccupato per la ricerca di un impiego nei prossimi due anni. I dati sulla qualità del sonno, lo stress e le testimonianze raccolte mostrano con chiarezza che la precarietà ha effetti negativi rilevanti sul benessere mentale.
ADI: “È il momento delle scelte politiche che pongano la ricerca al centro dell’agenda politica”
«Questi numeri – dichiara l’Associazione – descrivono un sistema della ricerca che non solo non valorizza i giovani ricercatori, ma li spinge all’uscita dopo anni di formazione e contributi fondamentali alla ricerca pubblica e al sistema-Italia. Siamo di fronte alla più urgente crisi lavorativa del Paese: la vita e il lavoro di decine di migliaia di persone rischiano di essere interrotte entro luglio 2026. Serve un cambio radicale di rotta, che unisca tutte le forze politiche del Paese: contrattualizzare tutte le figure che svolgono attività di ricerca e didattica e finanziare in modo stabile il reclutamento universitario. Ogni ulteriore rinvio significa cedere il futuro del Paese, favorire la fuga dei cervelli, condannare l’Italia ha uno sviluppo di bassa qualità, perdere in partenza la sfida delle transizioni ecologica, digitale e demografica».
ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia