Lavoro usurante: la morte del Prof. Trotto e la fatica dell'insegnamento
Dopo la tragedia di Cassino, il CNDDU chiede al Ministro Valditara di riconoscere l'insegnamento come lavoro usurante per lo stress cronico.
La tragica morte del professor Trotto a Cassino riaccende il dibattito sulla salute dei docenti. Il CNDDU sottolinea lo stress e la pressione costanti, chiedendo di riconoscere l'insegnamento come lavoro usurante, data l'usura mentale ed emotiva che comporta il mestiere.
Dramma a Cassino: la morte del professor Trotto impone il riconoscimento della fatica docente come lavoro usurante
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda commozione per la scomparsa del professor Enrico Trotto, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo “Marco Tullio Varrone” di Cassino, deceduto improvvisamente in aula per cause naturali. La notizia, che ha profondamente colpito la comunità scolastica, riporta al centro della riflessione nazionale la condizione di chi ogni giorno insegna, educa e forma nuove generazioni, spesso in un contesto lavorativo sempre più carico di pressioni, responsabilità e stress.
La morte del professor Trotto non è soltanto un episodio doloroso, ma il simbolo di una fragilità sistemica che attraversa l’intero mondo della scuola. L’insegnamento è un mestiere che consuma nel silenzio: la concentrazione costante richiesta nelle ore di lezione, la gestione di classi numerose, il confronto quotidiano con studenti e famiglie, la burocrazia crescente, l’assenza di tempi reali di recupero psico-fisico. Tutto ciò determina una condizione di usura mentale ed emotiva che, se protratta per decenni, lascia inevitabili conseguenze sulla salute dei docenti.
Il CNDDU rilancia con forza l’appello al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché venga avviata una riflessione seria e concreta sull’inserimento della professione docente tra le categorie usuranti. Si tratta di una richiesta fondata non su un’emozione contingente, ma su elementi oggettivi riconosciuti dalla letteratura scientifica e dagli studi condotti da organismi internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’INAIL, che hanno da tempo segnalato l’incidenza elevata di disturbi cardiovascolari, ansia, insonnia e burnout tra gli insegnanti.
Le caratteristiche del lavoro docente corrispondono ai principali indicatori di usura professionale: stress cronico, sovraccarico cognitivo, esposizione costante a conflitti relazionali, responsabilità educativa permanente e impossibilità di una netta separazione tra vita privata e lavoro. La giornata di un insegnante non termina con la chiusura dell’orario scolastico; continua a casa, tra correzioni, preparazione di lezioni, compilazione di documenti e corsi di aggiornamento obbligatori. Si tratta di un lavoro che richiede lucidità mentale costante e impegno emotivo totale.
Il quadro europeo conferma che l’Italia non è sola di fronte a questa realtà, ma anche che la nostra normativa è tra le meno tutelanti. In nessun Paese dell’Unione Europea la professione docente è formalmente classificata come lavoro usurante. Tuttavia, esistono diverse esperienze che riconoscono, in forme diverse, la specificità e la fatica della docenza. In Spagna, ad esempio, una parte dei docenti appartenenti al regime dei “Clases Pasivas” può accedere al pensionamento anticipato a 60 anni. In Polonia esiste una prestazione compensativa che consente ai docenti di uscire prima dal lavoro in presenza di un determinato numero di anni di servizio. In Finlandia la legge prevede un canale previdenziale speciale per chi ha lavorato per molti anni in attività fisicamente o mentalmente gravose, e tale misura può comprendere anche gli insegnanti. Nei Paesi Bassi è attivo un regime di uscita anticipata che, pur non essendo specifico per la scuola, è stato in parte applicato ai lavoratori dell’istruzione. In Francia e in Belgio si riscontrano infine politiche di fine carriera più flessibili per gli insegnanti, pur senza un riconoscimento formale della docenza come mestiere usurante.
Questi esempi mostrano che in Europa cresce la consapevolezza della fatica professionale degli insegnanti, anche se non ancora tradotta in un riconoscimento uniforme. È dunque legittimo e doveroso che l’Italia colmi questo vuoto, istituendo un quadro nazionale specifico che tenga conto dei rischi e delle peculiarità del lavoro educativo.
Il CNDDU ritiene urgente aprire un tavolo interministeriale tra Istruzione, Lavoro e Salute per affrontare in modo organico il tema dell’usura psicofisica dei docenti. Tale tavolo dovrebbe mirare a introdurre controlli sanitari periodici, forme di riduzione d’orario e sostegno psicologico per i docenti senior, meccanismi di uscita previdenziale flessibile per chi ha maturato lunghi anni di servizio e politiche contrattuali orientate alla tutela del benessere lavorativo.
La scuola non può essere il luogo dove si consuma la salute di chi insegna. La morte del professor Enrico Trotto ci ricorda, nel modo più doloroso, che il lavoro dell’insegnante è una missione di altissimo valore civile e umano, ma anche un mestiere che merita tutela, rispetto e riconoscimento. Difendere i diritti di chi educa significa difendere la qualità della democrazia e il futuro del Paese.
prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU