Percorsi abilitanti, è caos: ritardi, costi e disservizi mettono a rischio il futuro dei docenti
Ritardi e disorganizzazione nei percorsi abilitanti mettono a rischio il lavoro di migliaia di docenti. Aumenti dei costi e carenze alimentano il caos.


In tutta Italia, migliaia di docenti stanno vivendo una situazione di grande difficoltà a causa dei ritardi e delle disorganizzazioni nei percorsi abilitanti all’insegnamento. I corsi universitari necessari per ottenere l’abilitazione all’insegnamento – introdotti con la riforma Bianchi – sono partiti in ritardo o, in alcuni casi, non sono ancora stati attivati. Il rischio concreto è che molti insegnanti non riescano a completare il percorso entro l’estate e perdano così l’opportunità di ottenere una cattedra a settembre.
Un sistema disomogeneo e carente: costi elevati e lezioni in presenza
I nuovi percorsi abilitanti prevedono 30, 36 o 60 CFU a seconda dell’esperienza maturata e sostituiscono i precedenti 24 CFU. Tuttavia, la distribuzione delle classi di concorso è disomogenea e costringe molti docenti a trasferte lunghe e onerose per frequentare corsi con frequenza obbligatoria in presenza. In alcune università i corsi non sono ancora partiti, rendendo impossibile sostenere gli esami entro l’inizio del nuovo anno scolastico.
Il costo medio complessivo di questi percorsi si aggira attorno ai 3.500 euro, tra tasse universitarie, spese di trasporto e vitto. A ciò si aggiunge il problema della concomitanza con gli impegni scolastici, poiché molti insegnanti stanno concludendo l’anno con esami, scrutini e consigli di classe, rendendo impossibile conciliare tutto senza permessi o ferie spesso negati.
Le proteste dei docenti e la risposta del Ministero
Numerose le testimonianze di disagio raccolte dai docenti iscritti ai corsi. C’è chi, come Fabio, è costretto a viaggiare ogni settimana da Udine a Bologna per seguire le lezioni, affrontando spese esorbitanti. Chi, come Paola, ha già versato gran parte della quota d’iscrizione senza che il corso sia mai iniziato. E chi, come Ilaria, lavora con un’invalidità del 75%, ha frequentato più ore del necessario senza ricevere il rimborso promesso.
Il Ministero dell’Istruzione e dell’Università, in una nota congiunta del 28 maggio 2025, ha indicato le scadenze ufficiali per la conclusione dei percorsi: l’8 agosto per i vincitori del concorso Pnrr1 e il 19 novembre per gli altri, al fine di consentire la partecipazione al concorso Pnrr3. Tuttavia, il governo ha dichiarato di non assumersi la responsabilità del caos attuale, attribuendo le difficoltà a una gestione ereditata.
Percorsi abilitanti: mancanza di coordinamento e promesse disattese
Il disallineamento tra ministeri e atenei ha causato una serie di inefficienze organizzative, nonostante le direttive del 6 febbraio 2025 che prevedevano modalità flessibili di svolgimento, incluse le lezioni online in sincrono. Molte università, però, non hanno implementato queste soluzioni, creando ulteriori disagi.
La testimonianza di Nunzio, docente idoneo al concorso, conferma il malcontento generale: pur avendo seguito il percorso da 60 CFU, l’esame finale è slittato a ottobre, impedendogli l’accesso alla prima fascia delle GPS e mettendo in discussione la possibilità di ottenere una supplenza nel nuovo anno. Altri, come Ilaria, denunciano promesse non mantenute su esenzioni economiche, aggravando una situazione già precaria.