Recupero 2013, Fondo Espero e stipendi europei: Monzù Rossello (Unicobas) in prima linea per la scuola
La posizione di Unicobas sul recupero 2013, Fondo Espero e stipendi. Le azioni concrete del sindacato per difendere i diritti dei lavoratori della scuola.
Ecco la seconda parte dell'intervista esclusiva di Scuolalink al Prof. Marco Monzù Rossello (Segretario Unicobas Lombardia). Unicobas scende in campo con azioni concrete per sanare ingiustizie decennali. La lotta per il pieno recupero 2013, il netto rifiuto del Fondo Espero e la richiesta di stipendi dignitosi sono le nostre priorità irrinunciabili. "Non accetteremo alcun compromesso" - dichiara il Prof. Marco Monzù Rossello.
Recupero 2013: una ferita aperta che va sanata una volta per tutte
Recupero 2013 - Il mancato recupero del 2013 ai fini della carriera è un'ingiustizia che si protrae da oltre un decennio. Quali sono le azioni concrete, legali o sindacali, che Unicobas intende intraprendere nell'immediato per ottenere il pieno riconoscimento economico e giuridico di quell'anno di servizio?
Il mancato riconoscimento del 2013 è una ferita aperta che segna ancora oggi la carriera di migliaia di lavoratrici e lavoratori della scuola. Parliamo di un anno sottratto ingiustamente, che non produce né effetti economici né giuridici, e che va sanato una volta per tutte. Non ci stancheremo di ripeterlo: non si tratta di una concessione, ma di un diritto negato. Le azioni che Unicobas intende mettere in campo nell’immediato sono chiare:
Piano legale mirato:
- Continuare e rafforzare i ricorsi collettivi e individuali già avviati, facendo leva sul principio di parità di trattamento e sugli orientamenti della giurisprudenza europea in materia di lavoro pubblico.
- Valutare la possibilità di un nuovo ricorso unitario per chiedere il pieno riconoscimento giuridico ed economico di quell’anno, anche alla luce delle recenti sentenze sul riconoscimento dei servizi pre-ruolo.
Azione sindacale e politica:
- Portare con forza la questione nei tavoli ministeriali e parlamentari, chiedendo una norma specifica di sanatoria.
- Organizzare giornate di mobilitazione nazionale con presidi, assemblee e scioperi dedicati, affinché la vertenza non venga relegata al silenzio.
- Coinvolgere l’opinione pubblica e i media, spiegando che si tratta di un’ingiustizia sistemica che colpisce chi ha garantito la continuità della scuola in anni difficili.
Tutela collettiva:
- Creare un coordinamento permanente all’interno di Unicobas per seguire passo passo l’evoluzione dei ricorsi e delle trattative.
- Fornire supporto legale e sindacale diretto ai colleghi che vogliono attivarsi per il riconoscimento.
La nostra linea è netta: non accettiamo compromessi al ribasso. Finché quell’anno non sarà recuperato integralmente, in termini sia giuridici che economici, continueremo la lotta in ogni sede possibile.
Fondo Espero, Monzù Rossello (Unicobas): "Un arretramento culturale e politico rispetto alla difesa della pensione pubblica"
Il Fondo Espero viene promosso come un'opportunità di previdenza complementare. Perché Unicobas lo ritiene invece un indebolimento del sistema pensionistico pubblico e un rischio per i lavoratori? Quale alternativa sostenibile proponete per garantire un futuro previdenziale sicuro al personale scolastico?
Il Fondo Espero viene presentato come un’opportunità, ma in realtà rappresenta un arretramento culturale e politico rispetto alla difesa della pensione pubblica. La logica della previdenza complementare nasce dal presupposto che il sistema pubblico non sia più sostenibile: un messaggio falso e pericoloso, che apre la strada alla privatizzazione dei diritti.
Perché lo riteniamo un rischio per i lavoratori?
- Indebolimento della previdenza pubblica: più risorse vengono dirottate ai fondi privati, più si legittima il sottofinanziamento del sistema pubblico, che invece andrebbe rafforzato.
- Incertezza dei rendimenti: il futuro delle pensioni non può essere affidato ai mercati finanziari, soggetti a crisi e speculazioni, come abbiamo visto più volte negli ultimi decenni.
- Costi occulti e vincoli rigidi: molti lavoratori non sono pienamente consapevoli delle commissioni di gestione e delle difficoltà nel recuperare i contributi versati.
- Disuguaglianze interne: chi ha carriere discontinue o stipendi più bassi è penalizzato, perché non potrà accumulare un capitale sufficiente a garantire un’integrazione dignitosa.
La vera alternativa è un’altra: ricostruire e rafforzare la previdenza pubblica, che è l’unica garanzia universale, solidale e certa. Come Unicobas proponiamo:
- Rifinanziare il sistema pubblico con risorse stabili, recuperando fondi dall’evasione fiscale e da una diversa politica di spesa.
- Abolire la legge Fornero e ripristinare un sistema pensionistico equo, che tenga conto della specificità dei lavori usuranti come quello scolastico.
- Riconoscere pienamente i periodi di precariato e di formazione come servizio utile ai fini pensionistici.
- Creare un fondo pubblico integrativo, gestito dall’INPS, non speculativo e non legato ai mercati, per chi desidera un’integrazione volontaria senza rischi finanziari.
Con Espero i lavoratori rischiano di perdere due volte, perché si indebolisce la pensione pubblica e si affida il futuro a strumenti incerti. L’unica vera sicurezza è difendere un sistema pubblico forte, solidale e universale.
A quale scopo hanno introdotto il silenzio assenso, anche retroattivo, per aderire al Fondo Espero?
Inoltre, è bene che si sappia che il 16 novembre scorso, ARAN, ANP, CGIL, CISL, Gilda, SNALS, UIL, CIDA hanno sottoscritto definitivamente un accordo capestro per i lavoratori, ma vantaggioso per loro che cogestiscono il fondo Espero insieme al MIM.
L’intesa prevede che per gli assunti dal 1° gennaio 2019 scatterà l’iscrizione automatica al fondo Espero se entro nove mesi dall’assunzione il lavoratore non comunicherà all’amministrazione, “con le modalità previste”, la propria volontà di non aderire. Insomma! Una vergogna!
Adeguamento agli standard europei degli stipendi del personale scolastico
Aumenti degli stipendi - Gli ultimi rinnovi contrattuali non hanno recuperato il potere d'acquisto perso a causa dell'inflazione. Qual è la richiesta economica minima e irrinunciabile che Unicobas avanza per restituire dignità agli stipendi dei docenti e colmare il divario esistente con le medie retributive europee?
Gli ultimi rinnovi contrattuali hanno solo scalfito la superficie del problema: gli stipendi della scuola sono fermi da decenni, mentre l’inflazione ha eroso enormemente il potere d’acquisto. È inaccettabile che docenti e ATA italiani guadagnino tra il 25% e il 40% in meno rispetto alla media europea, pur sostenendo carichi di lavoro crescenti e responsabilità sempre più complesse.
Per questo Unicobas avanza una richiesta chiara e irrinunciabile:
- Un aumento immediato di almeno 300 euro netti al mese in busta paga per tutto il personale della scuola, come primo passo per colmare il divario con l’Europa.
- Un meccanismo strutturale di adeguamento automatico all’inflazione, così che ogni rinnovo contrattuale non si trasformi in un elemosinare briciole mentre i prezzi corrono.
- Un piano pluriennale di riallineamento agli stipendi europei, vincolando risorse certe a istruzione e ricerca, fuori dai vincoli di spesa che oggi penalizzano il settore pubblico.
Non parliamo di “benefit” o di bonus una tantum, ma di stipendi dignitosi e stabili, che riconoscano finalmente il ruolo intellettuale e sociale del lavoro scolastico.
La nostra parola d’ordine è semplice: basta contratti poveri, vogliamo salari europei.
Conclusioni
La piattaforma di Unicobas è chiara: non si tratta dunque di rivendicazioni isolate, ma di una visione unitaria per la scuola. Dal recupero 2013, un diritto negato, alla difesa del sistema pensionistico pubblico contro i rischi del Fondo Espero, fino alla richiesta di salari europei, l'obiettivo è unico: restituire dignità e futuro al personale scolastico. La lotta non si ferma.