Scuole occupate a Napoli: crisi del senso civico
Il CNDDU esprime preoccupazione per le scuole occupate a Napoli, che evidenziano un disagio giovanile privo di orizzonte culturale.
Le scuole occupate a Napoli destano forte preoccupazione nel CNDDU. Fenomeni come quelli all'Alberti e al Palizzi, pur nati da presunti ideali, oggi appaiono come atti privi di consapevolezza collettiva. Queste azioni interrompono la didattica, bloccano fondi PNRR e minano la sicurezza, rivelando un profondo disagio.
Napoli, scuole occupate: la crisi del senso civico chiama in causa il ruolo educativo della scuola
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime forte preoccupazione e sincero dispiacere per quanto sta accadendo in numerosi istituti scolastici napoletani, teatro di occupazioni che, pur richiamando inizialmente motivazioni ideali e solidali, oggi sembrano sempre più prive di una consapevolezza collettiva e di un orizzonte culturale condiviso.
L’onda delle occupazioni, che ha coinvolto scuole come l’Alberti, il Palizzi e molti altri istituti cittadini, ha interrotto la didattica, bloccato cantieri avviati con fondi del PNRR e posto in serio pericolo la sicurezza di studenti e personale. Siamo di fronte a un fenomeno complesso, che intreccia disagio giovanile, ricerca di visibilità e perdita di senso del limite, dentro un contesto urbano già segnato da difficoltà economiche e da un tessuto sociale fragile.
Il CNDDU ritiene indispensabile ribadire che la scuola non è solo un luogo fisico, ma un presidio democratico, una comunità viva in cui si costruisce la coscienza civile, la solidarietà, la cultura della legalità. Occupare una scuola non significa “riprendersi uno spazio”, ma sottrarre alla collettività un diritto: quello all’educazione, alla continuità formativa, alla libertà di apprendere in sicurezza.
Il gesto dell’occupazione, se privo di contenuti e di un confronto educativo, perde la propria valenza simbolica e si trasforma in un atto di frustrazione, non di partecipazione. Non può esserci protesta autentica senza responsabilità, né libertà senza rispetto per le regole comuni.
La scuola, in quanto luogo dei diritti, è anche il luogo del dialogo e della mediazione. Essa è chiamata ogni giorno a educare alla pace, all’ascolto, al discernimento critico, alla gestione non violenta dei conflitti. In questo senso, la protesta studentesca, quando è guidata dalla riflessione e dalla parola, può e deve essere accolta come momento di crescita democratica. Ma quando si trasforma in un gesto di chiusura e in una negazione dell’altro, essa perde la sua dimensione formativa.
Gli episodi di violenza che si stanno moltiplicando — dalle aggressioni tra minori alle azioni vandaliche di baby-gang — rappresentano un grido d’allarme che non può restare inascoltato. La scuola è lo spazio in cui queste derive devono essere comprese, affrontate e superate attraverso il dialogo, il sostegno psicologico, l’educazione ai sentimenti e alla convivenza civile.
Il CNDDU invita dunque i dirigenti scolastici, i docenti, le famiglie e le istituzioni locali a rinnovare il patto educativo, ponendo al centro l’ascolto reciproco e la corresponsabilità. È necessario promuovere tavoli permanenti di confronto sui diritti umani, la pace, la partecipazione democratica, e sviluppare laboratori di cittadinanza attiva che offrano agli studenti strumenti per interpretare la realtà, invece di reagire impulsivamente ad essa.
La scuola deve tornare a essere percepita dai giovani non come un’istituzione ostile o distante, ma come un alleato, un luogo di libertà consapevole, di emancipazione e di costruzione del futuro. Difendere la scuola significa difendere la speranza, la crescita morale e culturale del Paese.
Ribadiamo che ogni forma di disagio giovanile va ascoltata e compresa, ma mai lasciata libera di trasformarsi in un gesto distruttivo. È attraverso il confronto civile, non attraverso la contrapposizione o la chiusura, che si coltiva la cittadinanza.
La scuola è la prima palestra dei diritti umani, il laboratorio della democrazia quotidiana, la casa comune dove ciascuno impara non solo a conoscere, ma anche a rispettare, a condividere, a vivere insieme.
Solo restituendo centralità alla scuola potremo garantire un futuro in cui la libertà non diventi anarchia e la protesta non diventi violenza, ma crescita civile e consapevole.
prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU