Toscana: stop agli accorpamenti scolastici previsti nel 2026/27

La Regione Toscana congela i tagli in attesa dei ricorsi: una presa di posizione netta contro i criteri ministeriali sugli accorpamenti scolastici.

02 dicembre 2025 17:30
Toscana: stop agli accorpamenti scolastici previsti nel 2026/27 - Autonomia differenziata
Autonomia differenziata
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La Giunta regionale ha ufficialmente deliberato di congelare i provvedimenti sul dimensionamento: sospesi gli accorpamenti scolastici previsti per il biennio 2026-2027 in tutto il territorio. Si tratta di una scelta tecnica e politica in attesa delle sentenze sui ricorsi presentati, mirata a tutelare l'istruzione pubblica e a contestare le proiezioni del Ministero ritenute ingiuste e penalizzanti per la comunità scolastica locale.

La decisione: blocco attuativo del dimensionamento

La Regione Toscana ha scelto una linea di condotta basata sulla prudenza e sul rispetto istituzionale, pur mantenendo ferma la propria opposizione politica. L'assessora all’Istruzione, Alessandra Nardini, ha chiarito che la Giunta regionale ha formalmente approvato i 16 accorpamenti richiesti per evitare accuse di danno erariale, ma ne ha simultaneamente bloccato l'attuazione pratica.

Questa strategia di "approvazione con sospensione" serve a proteggere la rete scolastica in attesa che la giustizia amministrativa si esprima. La situazione attuale vede la Toscana contare 466 autonomie, mentre il piano del governo vorrebbe ridurle forzatamente a 450.

La posizione della Regione si fonda su punti critici ben precisi:

  • Disaccordo normativo: rifiuto del metodo e del merito imposti dal governo tramite l'Autonomia differenziata.

  • Tutela territoriale: necessità di preservare le scuole come presidi fondamentali nelle comunità locali.

  • Attesa giuridica: il blocco resterà attivo fino all'esito dei ricorsi pendenti contro il Ministero dell'Istruzione.

Errore nei calcoli: la battaglia legale sugli accorpamenti

Uno dei pilastri della contestazione riguarda l'incongruenza dei dati utilizzati da Roma per giustificare i tagli. La Regione ha rilevato un errore sostanziale nelle proiezioni ministeriali, evidenziando una sottostima di circa 8.000 unità nella popolazione studentesca reale, un dato che cambia radicalmente lo scenario dei tagli necessari.

Secondo i calcoli effettuati dagli uffici regionali, basati sui numeri effettivi degli iscritti, il decreto interministeriale avrebbe dovuto imporre al massimo otto accorpamenti, non i sedici richiesti. Per questo motivo, è stato presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, con l'obiettivo di annullare il decreto e rivedere le soglie numeriche imposte.

Il fronte comune con le Province

La resistenza contro il piano nazionale non è isolata, ma vede la partecipazione attiva degli enti locali. Le Province toscane e la Città Metropolitana hanno deciso di intervenire ad adiuvandum nel ricorso, schierandosi a difesa delle proprie comunità locali e definendo il provvedimento ministeriale scollegato dai bisogni reali del territorio.

Nonostante l'obbligo di presentare i piani di dimensionamento entro il 18 novembre scorso, le Province hanno agito con la speranza di poter salvare gli istituti segnalati qualora la normativa dovesse cambiare o i ricorsi venissero accolti. La Regione ha inoltre esortato i parlamentari toscani a proporre emendamenti alla legge di bilancio per salvaguardare la scuola pubblica.

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