Tragedia di Corleone: l’appello del CNDDU al ministro Valditara

Dopo i fatti di Corleone, il CNDDU chiede una scuola che sia presidio contro la solitudine e educhi al valore della cura e della fragilità.

A cura di Scuolalink Scuolalink
09 dicembre 2025 14:30
Tragedia di Corleone: l’appello del CNDDU al ministro Valditara - Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani
Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani
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Il dramma avvenuto a Corleone scuote le coscienze e interroga le istituzioni. Non è un caso isolato, ma l'esito di una solitudine estrema che diventa disperazione. Il CNDDU ribadisce che la scuola non può restare a guardare, ma deve educare alla responsabilità verso l'altro.

Corleone, la fragilità lasciata sola: dalla tragedia familiare un appello alla scuola e al Ministro Valditara

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profondo sgomento e dolore per la tragedia avvenuta a Corleone il 6 dicembre 2025, dove una madre anziana ha ucciso la figlia con disabilità e poi si è tolta la vita. Non si tratta di un gesto inspiegabile o isolato, ma dell’esito estremo di una sofferenza protratta, maturata nel silenzio e nell’insufficienza delle reti di supporto. È una tragedia che interroga l’intera società e, in modo particolare, il mondo dell’istruzione.

La scuola non può essere considerata estranea a questi drammi. Essa rappresenta il primo luogo pubblico in cui si forma lo sguardo sul valore della vita umana, sulla fragilità, sulla differenza e sulla responsabilità verso l’altro. Quando la disabilità e il lavoro di cura restano confinati alla dimensione privata, come un peso da sostenere in solitudine, anche la scuola rischia di riprodurre questa invisibilità, parlando di diritti in modo astratto ma senza dare nome e spazio alle condizioni reali in cui quei diritti vengono quotidianamente compressi o negati.

Formare le nuove generazioni significa aiutarle a comprendere che la dignità non è legata all’efficienza, alla produttività o all’autonomia, ma appartiene a ogni persona per il solo fatto di esistere. Significa contrastare una cultura che considera la fragilità un fallimento individuale e il carico della cura una questione privata. La scuola ha il dovere di smontare l’idea pericolosa secondo cui alcune vite siano “troppo pesanti” da sostenere e di offrire strumenti critici per leggere la realtà sociale che circonda gli studenti.

È necessario che i percorsi formativi favoriscano una riflessione profonda sul significato sociale della cura, sull’inclusione reale delle persone con disabilità e sulla responsabilità collettiva. La scuola deve diventare uno spazio capace di intercettare il disagio prima che si trasformi in emergenza, di educare all’ascolto dei segnali deboli, di riconoscere il sovraccarico emotivo che spesso accompagna le condizioni di fragilità. In questo senso, la funzione educativa è anche una funzione preventiva: costruisce consapevolezza, rompe l’isolamento, sottrae terreno alla disperazione.

Rivolgiamo perciò un appello al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché alla scuola venga riconosciuto un ruolo centrale nella costruzione di una società più giusta e solidale. Occorre una visione che consideri l’istruzione non solo come trasmissione di saperi, ma come presidio culturale e civile capace di incidere sulle grandi fratture sociali del nostro tempo. I docenti devono essere messi in condizione di affrontare questi temi con strumenti adeguati, formazione e tempi congrui, senza che tali riflessioni restino affidate alla sensibilità individuale.

La tragedia di Corleone ci ricorda che i diritti non vivono solo nei testi normativi, ma nella quotidianità delle relazioni e delle scelte collettive. Una scuola che insegna a prendersi cura dell’umano contribuisce a contrastare l’emarginazione, la solitudine e l’abbandono, che spesso precedono la violenza.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ribadisce che rendere visibili le fragilità e riconoscerle come responsabilità comune è un compito educativo essenziale. Perché quando anche la scuola tace, il silenzio si fa sistema. E in quel silenzio maturano le tragedie.

prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU

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