Università di Bologna: polemica sul no al corso per militari
I dettagli dello scontro tra Governo e Università di Bologna sul corso negato agli ufficiali: le reazioni di Masiello e Crosetto.
La recente decisione dell'Università di Bologna di non attivare un corso di laurea in Filosofia dedicato agli ufficiali dell'Esercito ha scatenato un'accesa polemica istituzionale. Durante gli Stati Generali della Ripartenza, il Capo di Stato Maggiore Masiello ha denunciato l'esclusione, provocando la reazione del governo e aprendo un dibattito sul rapporto tra mondo accademico e difesa.
Il rifiuto dell'ateneo e la denuncia del Generale Masiello
La controversia nasce dalla volontà dell'Esercito di iscrivere un gruppo selezionato di giovani ufficiali a un corso di filosofia presso l'ateneo emiliano.
L'obiettivo dichiarato dal generale Carmine Masiello era quello di sviluppare un "pensiero laterale" nei militari, permettendo loro di uscire dagli stereotipi e pensare in modo differente.
Tuttavia, la richiesta di inserire 10-15 ufficiali è stata respinta dal dipartimento universitario per il timore di una militarizzazione della facoltà, lasciando l'Esercito fuori dalle aule.
Masiello ha definito l'episodio "sintomatico dei tempi in cui viviamo", sottolineando la necessità che l'opinione pubblica comprenda meglio il ruolo delle forze armate.
La dura reazione del Governo contro l'Università di Bologna
La denuncia del Capo di Stato Maggiore ha trovato immediata sponda nei vertici del governo, con critiche dirette alla scelta dei docenti.
La ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, ha definito la decisione "discutibile" e una rinuncia alla missione formativa, ribadendo che non esiste libertà senza sicurezza.
Ancora più aspre sono state le parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha accusato i professori di negare l'istruzione a chi ha giurato di difenderli.
Ecco i punti chiave della critica governativa:
Rinuncia educativa: Il rifiuto è visto come un'abdicazione al ruolo formativo dell'istituzione pubblica.
Paradosso della difesa: Si nega l'accesso a chi garantisce la sicurezza costituzionale, inclusa quella dei docenti stessi.
Supporto incondizionato: Crosetto ha assicurato che i militari difenderanno comunque i professori, qualora fosse necessario.
La posizione del Rettore e le proteste studentesche
Dall'altra parte della barricata, il rettore dell'Alma Mater, Giovanni Molari, ha tentato di smorzare i toni parlando di autonomia dipartimentale.
Molari ha chiarito che la scelta specifica competeva al dipartimento presieduto dal professor Luca Guidetti, pur ribadendo la disponibilità dell'ateneo al dialogo con tutte le istituzioni.
Il contesto è stato ulteriormente infiammato dalle posizioni del collettivo universitario Cua, che aveva già interpretato la richiesta dell'Esercito come un segnale negativo.
Per gli studenti del collettivo, l'ingresso dei militari in aula rappresenterebbe un'ulteriore prova della militarizzazione degli atenei, legata agli attuali scenari di guerra internazionali.