Violenza a Milano, CNDDU: 'Un drammatico monito educativo'
L'episodio di sequestro a Milano solleva riflessioni urgenti sulla sicurezza urbana e sulla responsabilità educativa delle istituzioni.
Il recente fatto di cronaca avvenuto a Milano ha scosso profondamente l'opinione pubblica. Questo atto di violenza ai danni di un minore evidenzia una preoccupante emergenza educativa che richiede un intervento immediato da parte di tutta la comunità civile e scolastica.
Milano, minore sequestrato e rapinato in corso Buenos Aires:una ferita civica ed educativa che interroga le istituzioni
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime forte e motivata preoccupazione per il grave episodio di violenza verificatosi a Milano domenica sera, nell’area di corso Buenos Aires, che ha visto un minore di quindici anni vittima di sequestro di persona, rapina e tentata estorsione.
Tale evento, per modalità e contesto, non può essere considerato un fatto isolato di cronaca, ma costituisce un segnale allarmante di un progressivo indebolimento del senso di sicurezza, appartenenza e responsabilità collettiva nello spazio pubblico. In una delle zone più frequentate della città, un adolescente è stato minacciato, umiliato e privato dei propri beni senza che si attivasse una risposta solidale e immediata da parte degli adulti presenti.
Il CNDDU ritiene particolarmente grave il clima di indifferenza che ha accompagnato l’episodio. L’assenza di intervento non è solo un comportamento passivo, ma un messaggio implicito che contribuisce a normalizzare la violenza e a generare nei più giovani sentimenti di abbandono, sfiducia e disorientamento. Quando un minore sperimenta la solitudine nel momento del pericolo, viene compromessa la funzione educativa dello spazio pubblico come luogo di protezione e apprendimento civico. Di straordinario rilievo è la reazione della giovane vittima, che ha dimostrato una precoce capacità di riflessione emotiva e di empatia nei confronti dei propri aggressori. Tale atteggiamento segnala quanto i processi educativi incidano sulla costruzione dell’identità e sulla gestione del trauma.
Tuttavia, questa maturità non può supplire alle carenze del contesto adulto, chiamato a offrire modelli di comportamento responsabili e solidali. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rinnova l’appello alle istituzioni locali e nazionali affinché la prevenzione della violenza giovanile sia affrontata anche in chiave psicoeducativa. È necessario promuovere interventi strutturati di educazione socio-emotiva, di alfabetizzazione affettiva e di sviluppo del senso di comunità, a partire dai contesti scolastici e territoriali.
Scuola, famiglia e servizi devono operare in modo integrato per rafforzare nei giovani la fiducia negli adulti e nelle regole condivise. La crescita equilibrata di un adolescente dipende anche dalla percezione di vivere in un ambiente umano affidabile. Quando tale percezione viene meno, il rischio è l’interiorizzazione della paura o, al contrario, della violenza come linguaggio relazionale. Educare ai diritti civili significa dunque prendersi cura dei processi emotivi e relazionali che fondano la convivenza civile. Solo comunità capaci di esercitare una funzione educativa diffusa possono prevenire il disagio e la devianza.
In questa direzione, la risposta più autentica a episodi come quello avvenuto a Milano non è soltanto repressiva, ma formativa: costruire adulti presenti, consapevoli e responsabili, in grado di restituire ai giovani fiducia, sicurezza e senso di appartenenza.
prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU