Voti più bassi per i bambini che stanno di più davanti gli schermi

Uno studio canadese su 3000 bambini mostra come il tempo sugli schermi riduca i risultati in lettura e matematica del 10%.

A cura di Scuolalink Scuolalink
22 ottobre 2025 12:00
Voti più bassi per i bambini che stanno di più davanti gli schermi  - Bambini davanti uno schermo
Bambini davanti uno schermo
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L'eccessivo tempo sugli schermi nella prima infanzia ha un impatto negativo sul rendimento scolastico. Una vasta ricerca canadese pubblicata su JAMA Network Open ha analizzato oltre 3.000 bambini. Lo studio conferma una correlazione significativa tra l'esposizione prolungata ai display e voti più bassi in lettura e matematica negli anni successivi della scuola elementare.

I dettagli della ricerca canadese

Il recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica JAMA Network Open fornisce un quadro analitico e dettagliato sulla relazione esistente tra l'esposizione ai media digitali durante gli anni formativi e i successivi risultati accademici. La ricerca, che si inserisce nel più ampio progetto di coorte TARGet Kids!, è stata coordinata da figure di spicco nel campo della pediatria e della salute pubblica, tra cui Catherine Birken del SickKids Research Institute di Toronto e Jonathan Maguire dello Unity Health Toronto.

Questo studio longitudinale prospettico, che si distingue per la sua notevole durata e l'ampiezza del campione, ha monitorato un gruppo di oltre 3.000 bambini residenti nella provincia dell'Ontario, in Canada. L'arco temporale dell'osservazione è particolarmente significativo, estendendosi dal 2008 al 2023. Questo ha permesso ai ricercatori di seguire i partecipanti dalla primissima infanzia fino agli anni cruciali della scuola elementare.

L'approccio metodologico ha previsto la raccolta sistematica dei dati sull'uso degli schermi – includendo televisione, computer, tablet e smartphone – forniti direttamente dai genitori tramite questionari dettagliati. Questi dati sono stati poi rigorosamente messi in correlazione con gli esiti scolastici ufficiali, misurati attraverso i test standardizzati provinciali somministrati in terza e sesta elementare (età corrispondenti agli 8 e 11 anni), fornendo un benchmark oggettivo delle competenze.

Tempo sugli schermi e calo delle prestazioni

I risultati emersi dall'analisi statistica sono inequivocabili e indicano una correlazione negativa diretta e misurabile. Livelli più elevati di esposizione totale agli schermi durante la prima infanzia, così come un maggiore utilizzo specifico della televisione e dei dispositivi digitali portatili, sono stati costantemente associati a prestazioni inferiori nelle valutazioni scolastiche standardizzate.

Nello specifico, i ricercatori hanno quantificato questo impatto in modo allarmante: per ogni ora aggiuntiva di tempo trascorso quotidianamente davanti a uno schermo nei primi anni di vita, la probabilità che il bambino raggiungesse gli standard accademici richiesti per la sua età diminuiva di circa il 10%. Questo calo si è dimostrato particolarmente marcato e statisticamente significativo per due materie fondamentali: la lettura e la matematica.

È interessante notare come la capacità di scrittura, pur essendo monitorata, sembrava essere meno compromessa dall'esposizione precoce ai display rispetto alle altre due competenze di base. Durante il periodo di osservazione, il tempo medio di utilizzo riportato dai genitori era di 1,6 ore al giorno nei primissimi anni, una cifra che tendeva a salire a 1,8 ore con la crescita, evidenziando un'abitudine digitale già radicata e in aumento prima dell'ingresso nella scuola elementare.

Analisi delle attività e necessità di intervento

Lo studio non si è limitato a misurare il tempo totale di esposizione, ma ha cercato di analizzare anche l'impatto delle diverse attività digitali praticate dai bambini. Sono stati considerati separatamente la visione della televisione, l'uso generico di dispositivi come computer, tablet o smartphone, e il tempo dedicato ai videogiochi.

Un dato emerso da questa analisi più approfondita riguarda proprio i videogiochi: sebbene solo una minoranza (il 20%) dei genitori abbia dichiarato che i propri figli utilizzassero questa specifica forma di intrattenimento, l'analisi ha rivelato una specificità di genere inaspettata. Per le bambine, l'uso di videogiochi era collegato a punteggi significativamente peggiori in lettura e matematica rispetto ai coetanei maschi che pure giocavano. Questi risultati, secondo gli autori, rafforzano l'urgenza di definire interventi precoci e mirati.

Catherine Birken ha sottolineato come l'impatto sui risultati scolastici sia "misurabile" e renda fondamentali nuove strategie per supportare le famiglie nella gestione di abitudini digitali sane. Xuedi Li, primo autore dello studio ed epidemiologo presso il SickKids, ha aggiunto che gli interventi futuri non dovrebbero focalizzarsi solo sulla quantità di tempo (il "quanto"), ma anche sulla qualità dei contenuti (il "cosa") e sul contesto sociale della visione (il "come"): un bambino che guarda da solo ha esperienze diverse rispetto a chi condivide l'attività con un genitore o un amico.

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