Ansia scolastica e rendimento: il ruolo cruciale di famiglie e scuola

Come l'ansia, gli stili educativi e la valutazione influenzano il benessere e il rendimento scolastico degli adolescenti secondo studi e ricerche.

30 aprile 2025 07:20
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Sempre più studenti si trovano a vivere la scuola non solo come un luogo di apprendimento, ma anche come una fonte di stress e ansia. Dietro ai voti, alle verifiche e alle aspettative, si nascondono spesso emozioni complesse che, se non riconosciute, possono minare la motivazione e il benessere degli adolescenti. Un approccio educativo più consapevole, da parte sia dei genitori che degli insegnanti, può fare la differenza.

Quando l’ansia scolastica prende il sopravvento

Secondo un recente approfondimento pubblicato sul Journal of Educational Psychology, l’ansia da prestazione non influisce solo sul rendimento scolastico, ma innesca un pericoloso circolo vizioso: più si teme il fallimento, più cala la concentrazione, peggiora il benessere emotivo e, di conseguenza, i risultati scolastici si abbassano ulteriormente. Questa spirale negativa può compromettere l’autostima degli studenti e la loro capacità di affrontare le sfide, facendo della scuola un ambiente percepito come ostile anziché stimolante.

Il ruolo delle famiglie: tra supporto, regole e aspettative

Desiderare il successo per i propri figli è naturale per ogni genitore, ma è fondamentale prestare attenzione a come questo desiderio viene comunicato. Secondo lo studio Stili educativi genitoriali, benessere scolastico e rendimento scolastico in adolescenza, lo stile educativo adottato in famiglia incide profondamente sull’approccio scolastico dei ragazzi.

Gli adolescenti che percepiscono i genitori come autorevoli — cioè capaci di unire affetto e fermezza, dialogo e regole coerenti — tendono a mostrare un maggiore benessere scolastico e ottengono, mediamente, risultati migliori. Al contrario, stili educativi troppo rigidi (autoritarismo) o troppo indulgenti (permissivismo) possono generare sfiducia, scarsa motivazione e stress. Un altro aspetto rilevante è la coerenza educativa tra madre e padre: quando i messaggi trasmessi sono allineati, i figli si sentono più sicuri e meglio equipaggiati per affrontare l’ambiente scolastico. Non a caso, lo psicologo Matteo Lancini afferma: “L’obiettivo non deve essere quello di allevare figli perfetti, ma persone capaci di affrontare gli insuccessi.”

Segnali da non ignorare e piccoli gesti quotidiani

Anche piccoli segnali possono indicare un disagio scolastico profondo: insonnia, irritabilità, calo dell’appetito o silenzi prolungati. In questi casi, genitori e insegnanti devono prestare attenzione e, se necessario, coinvolgere esperti come psicologi scolastici o pedagogisti. Nel quotidiano, esistono alcune buone pratiche che possono contribuire a un clima educativo più sereno:

  • Dare valore all’impegno, indipendentemente dal risultato;
  • Evitare paragoni tra fratelli o compagni;
  • Rassicurare i figli con frasi come: “Ti voglio bene a prescindere dai tuoi voti” o “Possiamo affrontare insieme le difficoltà”.

Questi semplici atteggiamenti possono rafforzare la fiducia reciproca e creare un contesto più favorevole alla crescita personale e scolastica.

Gli studenti tra aspettative e paure

Molti adolescenti riferiscono di sentirsi valutati più per quello che fanno che per ciò che sono. Questo senso di inadeguatezza può essere amplificato dall’uso dei social media, dove il successo e la performance sono spesso esibiti in modo idealizzato. Una ricerca condotta dall’Associazione Italiana Disturbi dell’Ansia e dell’Umore ha rilevato dati significativi:

  • Oltre il 60% degli studenti interpreta un brutto voto come un fallimento personale;
  • Circa il 40% afferma di non sentirsi libero di parlare delle proprie difficoltà scolastiche in famiglia.

Per interrompere questo meccanismo, è fondamentale creare spazi di ascolto autentico, sia in famiglia che a scuola. Gli studenti devono potersi esprimere senza timore di essere giudicati o fraintesi.

La valutazione formativa: uno strumento per il benessere

In ambito scolastico, è sempre più urgente ripensare i metodi di valutazione. La cosiddetta valutazione formativa, a differenza di quella sommativa, non si limita a dare un voto finale, ma accompagna lo studente nel percorso di apprendimento con feedback continui, costruttivi e personalizzati. Questo approccio ha il potenziale di ridurre l’ansia da prestazione, perché valorizza il processo, non solo il risultato. Inoltre:

  • Evidenzia i progressi individuali e le aree di miglioramento;
  • Evita la percezione del voto come punizione;
  • Rinforza il rapporto educativo, facendo percepire l’insegnante come una guida più che come un giudice.

Non si tratta di eliminare la valutazione, ma di renderla uno strumento di crescita e consapevolezza, anziché di pressione e ansia.