Assenze per visite mediche, specialistiche o terapie ricorrenti: molta confusione per il settore scuola
Tanta confuzione sulla gestione delle assenze per visite mediche, terapie ricorrenti, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici nel settore scolastico.
La gestione delle assenze per visite mediche, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici è un tema che continua a generare confusione e malcontento nel comparto della pubblica amministrazione, con particolare riferimento al settore scolastico. La
Assenze per visite mediche: le contraddizioni normative presenti nella circolare
La circolare in questione ha introdotto cambiamenti significativi nel riconoscimento delle assenze per motivi di salute, imponendo in molti casi l'utilizzo di permessi retribuiti per motivi personali. Questa impostazione, oltre a non essere conforme al principio della tutela della salute, è spesso inapplicabile in settori come la scuola, dove vigono specificità contrattuali molto diverse da altri comparti.
Un esempio emblematico è dato dalla nota interna del MIUR, indirizzata al personale degli uffici centrali e periferici, ma applicata erroneamente anche a docenti e personale ATA. Tale applicazione impropria non solo ha creato confusione, ma ha anche leso i diritti di questi lavoratori, aggravando ulteriormente una situazione già complessa.
Impatto sui diritti dei lavoratori
Il nodo principale riguarda dunque il personale a tempo determinato, che si trova spesso penalizzato da questa interpretazione normativa. Mentre i lavoratori a tempo indeterminato hanno diritto a un numero limitato di permessi retribuiti (3 giorni all’anno per gli ATA e 3+6 giorni di ferie per i docenti), i supplenti possono usufruire solo di 6 giorni di permesso non retribuito. Questo si traduce in difficoltà per chi deve sottoporsi a terapie o esami diagnostici ricorrenti, soprattutto in caso di patologie gravi o croniche.
La circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica non tiene adeguatamente conto della complessità delle situazioni personali, spingendo alcuni lavoratori a dover scegliere tra la tutela della propria salute e la conservazione del proprio stipendio.
Possibili soluzioni e azioni future
La FLC CGIL ha sottolineato come le assenze per visite mediche e terapie debbano essere considerate al pari delle malattie, qualora adeguatamente certificate. Una soluzione proposta è quella di permettere la presentazione di un’unica certificazione medica, che attesti la necessità di trattamenti ricorrenti. Questo semplificherebbe la procedura amministrativa e garantirebbe maggiore tutela per i lavoratori.
L’organizzazione sindacale ha inoltre dichiarato l’intenzione di proseguire con iniziative legali, sia collettive che individuali, per contestare le disposizioni della circolare n. 2/2014. L’obiettivo è ottenere il riconoscimento pieno del diritto alla salute, in linea con quanto previsto dalla legge.
La necessità di chiarezza normativa sulla gestione delle assenze per visite mediche
La vicenda evidenzia la necessità di una revisione normativa che garantisca una gestione uniforme e giusta delle assenze per motivi di salute in tutti i comparti della pubblica amministrazione. La tutela della salute, diritto fondamentale sancito dalla Costituzione, non può essere subordinata a interpretazioni restrittive o lacune organizzative. Un dialogo più aperto tra le istituzioni e le parti sociali potrebbe contribuire a risolvere il caos normativo e a restituire dignità ai lavoratori.