Autonomia differenziata: al via le pre-intese con le regioni

Autonomia differenziata: una nuova fase del negoziato avviata con Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria per un maggiore decentramento di funzioni.

19 novembre 2025 15:00
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Autonomia differenziata
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L'Autonomia differenziata entra in una fase operativa cruciale grazie alla firma delle prime pre-intese tra il Governo e quattro regioni settentrionali: Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria. Questo passo, annunciato dal Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, nelle rispettive sedi istituzionali, segue il dettato dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione e mira a definire un quadro stabile per l'attribuzione di nuove funzioni. Tali accordi non hanno un effetto immediato sulle competenze, ma rappresentano un impegno formale per la prosecuzione e la finalizzazione dei negoziati avviati precedentemente.

Il percorso normativo e l'obiettivo dell'autonomia differenziata

L'intero processo si basa sulla Legge 86/2024, che regola l'applicazione dell'autonomia differenziata, e sulla sentenza 192/2024 della Corte costituzionale, che ha stabilito chiaramente i limiti e le condizioni fondamentali per il trasferimento delle funzioni. L'obiettivo primario è quello di aumentare l'efficienza amministrativa e la capacità decisionale a livello locale, garantendo al contempo il pieno rispetto dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e dei vincoli di finanza pubblica stabiliti a livello centrale.

Il cammino verso l'autonomia differenziata si articola attraverso una complessa procedura che culminerà nella stesura di intese bilaterali tra lo Stato e le singole Regioni, le quali dovranno poi essere convertite in specifiche leggi statali. Il Ministro Calderoli ha messo in evidenza come le pre-intese fungano da solida base programmatica per i successivi decreti e disegni di legge, i quali dovranno delineare con la massima precisione sia le funzioni da trasferire sia le cruciali modalità di finanziamento e i conseguenti meccanismi di monitoraggio per la verifica dell'efficacia. Questo iter richiede obbligatoriamente il coinvolgimento sinergico di tutti i ministeri competenti, l'approvazione della Conferenza Stato-Regioni e, infine, il pronunciamento del Parlamento chiamato a legiferare su ogni singola intesa. È imprescindibile sottolineare che l'obiettivo generale di questa riforma è la definizione di nuove funzioni che siano più vicine alle specifiche esigenze territoriali, assicurando in ogni caso la salvaguardia dei LEP e la coerenza con i vincoli di bilancio nazionali.

Le materie al centro dei primi accordi preliminari

I testi preliminari degli accordi, resi noti dal Ministero, identificano un primo nucleo di settori strategici sui quali si concentrerà il trasferimento delle competenze e che rappresentano i principali dossier in discussione sul tavolo tecnico. Le Regioni firmatarie, ovvero Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria, aspirano a ottenere un ruolo sensibilmente più incisivo e autonomo nella gestione e programmazione di questi ambiti, potendo così adattare meglio le politiche pubbliche alle peculiarità dei contesti locali.

Le materie interessate dalle pre-intese sono specificatamente le seguenti:

  • Protezione civile: per una gestione più rapida ed efficace delle emergenze sul territorio.

  • Professioni: per una maggiore autonomia nella regolamentazione e nell'organizzazione degli albi e degli ordini professionali.

  • Previdenza complementare e integrativa: con l'intento di promuovere strumenti previdenziali accessori e su misura per i lavoratori regionali.

  • Coordinamento della finanza pubblica in ambito sanitario: al fine di ottimizzare la gestione e la distribuzione delle risorse destinate al servizio sanitario regionale.

Il nodo cruciale dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) rimane un punto di riferimento fondamentale, specialmente per settori delicati come la sanità, dove il trasferimento di nuove competenze deve garantire l'assoluta uniformità e l'effettiva erogazione di standard minimi di servizio su tutto il territorio nazionale, come ribadito con fermezza dalla giurisprudenza costituzionale.

Reazioni e prospettive politiche sull'autonomia differenziata

L'annuncio della firma delle pre-intese ha immediatamente riacceso un acceso dibattito politico tra le forze di maggioranza e le opposizioni, generando posizioni diversificate che si manifestano anche all'interno degli stessi territori regionali coinvolti. Gli esponenti della Lega rivendicano questo passaggio come la logica conseguenza e l'esito diretto di un percorso democratico avviato con i referendum consultivi tenuti in Veneto e Lombardia, richiamando così la forte partecipazione popolare alle consultazioni degli anni 2014 e 2017. Le amministrazioni regionali del Nord interpretano l'autonomia come un irrinunciabile strumento di maggiore responsabilizzazione amministrativa, capace di migliorare l'efficienza gestionale e di valorizzare al meglio le specifiche peculiarità territoriali, sempre nel rispetto rigoroso dei principi cardine di solidarietà e unità nazionale tutelati dalla Costituzione.

Le opposizioni, sia a livello nazionale che soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno, esprimono invece profonda inquietudine e preoccupazione per il concreto rischio di un possibile e progressivo ampliamento dei divari già esistenti tra le diverse aree del Paese, con particolare riguardo alla qualità e all'accesso ai servizi essenziali come la sanità e le politiche sociali. I partiti di area centrosinistra e progressista continuano a sollevare con forza la questione prioritaria del finanziamento dei futuri nuovi assetti e sottolineano la necessità imprescindibile di definire preventivamente i LEP per assicurare in modo inequivocabile la salvaguardia dell'eguaglianza dei diritti tra tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro residenza regionale.

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