Buoni pasto docenti e ATA: finalmente approvato l'ordine del giorno in Commissione Cultura in Senato
La Commissione Cultura in Senato impegna il Governo a valutare i buoni pasto per docenti e ATA nel prossimo CCNL, colmando un'attuale esclusione.
Svolta per i buoni pasto a docenti e ATA. La 7ª Commissione del Senato ha approvato un ordine del giorno che spinge il Governo a includere questo beneficio nel CCNL 2025-2027. L'iniziativa, sostenuta da ANIEF, punta a sanare un'anomalia: il personale della scuola è l'unico nel pubblico impiego escluso da questo diritto.
Il contesto dell'ordine del giorno
Dopo anni di richieste sindacali, specialmente da parte di ANIEF, la battaglia per i buoni pasto nella scuola segna un punto a favore. L'approvazione dell'ordine del giorno G/1689 Sez. I/2/7 in 7ª Commissione (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica) del Senato rappresenta un passo politico cruciale. Il documento, firmato dai senatori Gaudiano, Pirondini, Floridia e Aloisio, non è vincolante ma impegna formalmente il Governo a una valutazione. L'obiettivo è chiaro: inserire il beneficio nel prossimo contratto collettivo (CCNL 2025-2027), la cui trattativa è già in corso presso l'ARAN. Come sottolineato da Marcello Pacifico (ANIEF), si tratta di chiudere una "stagione di esclusione" per docenti e personale ATA.
Buoni pasto docenti e il carico di lavoro
La richiesta si fonda su un'analisi del carico di lavoro reale del personale scolastico, che supera ampiamente l'orario contrattuale. L'ordine del giorno evidenzia le ore ufficiali: 945 (infanzia), 744 (primaria) e 608 (secondaria), più 40+40 ore per attività collegiali e consigli. Tuttavia, uno studio dell'Università Cattolica di Milano, citato come riferimento, ha quantificato il "lavoro sommerso" (correzione compiti, preparazione lezioni, burocrazia) in almeno il doppio delle ore previste. Questa mole di lavoro extra, se retribuita, equivarrebbe a oltre 300 euro settimanali aggiuntivi per insegnante. Il buono pasto diventa così un riconoscimento, seppur parziale, di un impegno che eccede le sei ore giornaliere.
Normativa attuale e prospettive future
L'esclusione attuale appare paradossale alla luce della normativa vigente. Il D.lgs. 36/2023 (Art. 131) e il relativo allegato II.17 (Art. 4, c. 1, lett. c) definiscono il buono pasto come servizio sostitutivo di mensa. La norma specifica che il diritto spetta ai lavoratori subordinati anche quando l'orario non prevede una pausa pranzo formale. Nonostante questa apertura legislativa, docenti e personale ATA restano l'unica categoria del pubblico impiego senza questo diritto, semplicemente perché non è previsto nel loro contratto. L'OdG approvato chiede quindi di sanare questa disparità, vincolando l'erogazione al superamento delle sei ore lavorative giornaliere e nei limiti delle risorse disponibili.