Cacciari sulla scuola: emozione e ragione unite
Massimo Cacciari propone una scuola capace di unire emozioni e ragione, superando il riduzionismo per formare intelligenze libere e consapevoli
La riflessione di Massimo Cacciari sull’educazione invita a superare le visioni riduttive della conoscenza, valorizzando l’unità tra emozioni e ragione. La scuola deve formare intelligenze libere e consapevoli, capaci di integrare corpo, mente e affetti in un percorso che restituisca centralità alla persona e alla sua irripetibile singolarità
Cacciari: educazione come unità di corpo e mente
Per Cacciari, l’intelligenza non è un’attività astratta della mente, ma una facoltà che affonda nel sentire e nella corporeità. Riprendendo il pensiero dei Greci, dal rapporto tra nùs e aisthesis fino ad Aristotele, il filosofo richiama una visione che rifiuta il dualismo tra ragione e corpo. La formazione deve quindi mirare a un’integrazione tra dimensione sensibile, percettiva e dianoetica. La scuola, in questo quadro, non può ridurre l’apprendimento a mero esercizio logico, ma deve educare all’unità dei processi cognitivi, riconoscendo la centralità delle emozioni e dell’esperienza vissuta. È in questo intreccio che si gioca la possibilità di formare intelligenze libere, non imbrigliate in modelli astratti.
Scuola e scienze: un’alleanza critica
Un altro punto cruciale è il rapporto con le scienze cognitive e le neuroscienze. Secondo Cacciari, leggere questi saperi in chiave deterministica significa cadere in una visione riduttiva: la complessità del cervello e della mente richiede modelli dialogici e aperti. La scuola deve allora accogliere un’alleanza tra filosofia e scienze, capace di includere studi su emozioni, intuizione, mindfulness e creatività. Non si tratta di mode passeggere, ma di riconoscere che il pensare è strutturalmente intrecciato con affetti e passioni, come mostrano le grandi tradizioni del pensiero. In questo orizzonte, le pratiche educative dovrebbero valorizzare il dialogo, la riflessione critica e la consapevolezza di sé, evitando di ridurre l’apprendimento a prestazioni misurabili o a funzioni neurali. La scuola diventa così laboratorio di un sapere complesso, aperto, che integra esperienze e conoscenze.
Conoscere se stessi come sfida educativa
Il cuore della proposta di Cacciari ruota attorno al “conosci te stesso”, inteso come motore dell’intelligenza. Non un atto compiuto una volta per tutte, ma un cammino che intreccia soggetto e oggetto, un ritorno continuo alla propria singolarità. La coscienza è l’esperienza della propria irriducibile unicità, fondamento della libertà personale. Una scuola che ignora questa dimensione rischia di appiattire le differenze e smarrire il senso della persona. Educare significa invece aiutare l’allievo a vedere dentro le cose e dentro se stesso, a ordinare il molteplice, a riconoscere i limiti dei modelli standardizzati. In questa prospettiva, emozioni, intuizione e responsabilità del giudizio diventano strumenti centrali. La sfida formativa è dunque quella di coltivare un sapere che non rinuncia al corpo, al sentire e alla riflessione critica, restituendo ai docenti il ruolo di guide in un percorso di unità tra conoscenza ed esperienza.