Calendario scolastico Emilia-Romagna: ipotesi stop a febbraio
La Regione valuta un nuovo calendario scolastico con pausa a febbraio. Fratelli d'Italia avverte sui rischi per turismo e famiglie.
L'Emilia-Romagna apre il dibattito sul futuro del calendario scolastico. Si valuta una pausa estiva ridotta e un nuovo stop didattico a febbraio a partire dal 2026. Mentre l'assessora Conti garantisce un tavolo di confronto, l'opposizione teme disagi legati al caldo nelle aule e possibili danni al turismo locale.
Ipotesi di riforma del calendario scolastico
La Regione sta esaminando una revisione dell'assetto didattico che potrebbe entrare in vigore dall'anno 2026/2027. Il piano prevede un anticipo dell'inizio lezioni di circa due settimane rispetto al canonico 15 settembre, con la conclusione fissata a metà giugno. La novità centrale è l'inserimento di una sospensione delle attività nel mese di febbraio, per spezzare la continuità invernale. Questa ipotesi deriva dalle sollecitazioni ricevute per riequilibrare i tempi di studio e riposo, ma l'amministrazione attende di valutare ogni impatto prima di procedere.
I dubbi sulle ricadute per il turismo
Le modifiche ipotizzate hanno scatenato le critiche dell'opposizione in Consiglio Regionale. Luca Pestelli di Fratelli d'Italia ha interrogato la Giunta sui rischi di problemi di conciliazione famiglia-lavoro, sostenendo che i disagi verrebbero solo spostati in inverno. Preoccupa inoltre la permanenza di studenti e docenti in strutture scolastiche spesso prive di climatizzazione nei periodi più caldi. Il consigliere ha infine evidenziato i pericoli per il comparto turistico, temendo che l'incertezza sulle date possa frenare le prenotazioni in Romagna.
Avvio del confronto con le parti sociali
L'assessora alla Scuola, Isabella Conti, ha chiarito la posizione dell'ente in aula per smorzare le polemiche. Allo stato attuale non vi è una proposta politica definita, ma solo l'intenzione di avviare una riflessione basata sulle istanze raccolte. La Regione intende istituire un tavolo tecnico per discutere la riforma con sindacati ed enti locali. L'obiettivo è garantire una partecipazione condivisa che valuti attentamente benefici e criticità prima di attuare qualsiasi cambiamento strutturale al sistema educativo regionale.