Chat Control 2.0: cosa rischia davvero la privacy degli europei
Il Chat Control 2.0 minaccia la privacy in Europa? Analisi dettagliata su rischi, opposizioni e possibili conseguenze per tutti i cittadini.


Il Chat Control 2.0 minaccia concretamente la privacy digitale in Europa. Le nuove proposte dell’UE per contrastare gli abusi sui minori online sollevano forti preoccupazioni tra esperti, cittadini e parlamentari. In questo articolo analizziamo cosa prevede il regolamento, chi lo sostiene, chi lo contesta e quali potrebbero essere le conseguenze.
Cosa prevede il regolamento “Chat Control 2.0”
La proposta nota informalmente come Chat Control 2.0 è un regolamento europeo per la prevenzione e la lotta contro l’abuso sessuale sui minori. Il suo scopo dichiarato è proteggere i minori dalle minacce online, come la diffusione di immagini pedopornografiche e il contatto diretto con predatori digitali.
Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione Europea intende introdurre l’obbligo per i fornitori di servizi digitali — come WhatsApp, Telegram, Signal, Gmail, Facebook Messenger — di rilevare, segnalare e rimuovere automaticamente contenuti potenzialmente illegali. Questo avverrebbe tramite algoritmi e intelligenza artificiale, applicati direttamente sui dispositivi degli utenti prima che i messaggi vengano cifrati.
Ciò implica che ogni messaggio, immagine o link condiviso in una chat privata potrebbe essere esaminato da un software in tempo reale. Non si tratta più di una scansione reattiva a una segnalazione, ma di un controllo preventivo, sistematico e continuo, simile a una sorveglianza capillare.
Inoltre, il regolamento prevede l’istituzione di un’autorità centrale a livello europeo per coordinare le attività e la condivisione dei dati raccolti. Questo comporta nuovi livelli di centralizzazione e gestione dei dati sensibili, sollevando dubbi anche in ambito di cybersecurity.
Perché la crittografia è a rischio
Uno degli aspetti più contestati del Chat Control 2.0 riguarda il suo impatto sulla crittografia end-to-end, cioè quella tecnologia che garantisce che solo il mittente e il destinatario possano leggere un messaggio. È lo standard adottato da servizi come Signal, WhatsApp e iMessage.
L’introduzione del client-side scanning, richiesto dal regolamento, aggira la crittografia: analizza i contenuti prima che vengano cifrati e inviati. In questo modo, l’intero modello di sicurezza che tutela la riservatezza delle conversazioni viene compromesso.
Secondo oltre 500 esperti di crittografia e sicurezza informatica, questa soluzione apre la porta a vulnerabilità sistemiche che potrebbero essere sfruttate non solo dalle autorità, ma anche da hacker, regimi autoritari o criminali informatici. Una volta creato un "backdoor" (accesso forzato al contenuto), non è possibile garantire che rimanga sotto controllo.
Inoltre, l’integrità di servizi professionali e legali — come comunicazioni tra avvocati e clienti, giornalisti e fonti, medici e pazienti — rischia di essere danneggiata. In molti settori, la privacy non è un lusso, ma una condizione essenziale per svolgere il proprio lavoro.
Quali paesi sono favorevoli e quali contrari
Il regolamento ha acceso un forte dibattito tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Alcuni paesi si sono schierati a favore della proposta, sostenendo che la protezione dei minori giustifichi misure più severe anche sul piano della privacy.
Paesi favorevoli:
Italia: finora ha espresso una posizione favorevole alla proposta, in linea con altri governi che pongono l’accento sulla sicurezza online.
Francia: sostiene attivamente il regolamento e ha spinto per un’applicazione rigorosa.
Spagna: anche il governo spagnolo si è dichiarato aperto all’introduzione del sistema, puntando sulla tutela dei minori.
Paesi contrari:
Germania: ha espresso forti riserve, citando l’incompatibilità con la Costituzione tedesca.
Austria: tra i più vocali oppositori, ha guidato una coalizione di paesi contrari al compromesso sul tavolo.
Paesi Bassi, Finlandia, Polonia, Lussemburgo, Repubblica Ceca: si oppongono alla sorveglianza generalizzata e chiedono soluzioni alternative meno invasive.
Di recente, il Consiglio dell’UE ha rinviato il voto a causa dell’impossibilità di raggiungere una maggioranza qualificata. Questo conferma che l’approvazione non è scontata e che la pressione politica può ancora incidere sull’esito finale.
Cosa dicono i critici del Chat Control 2.0
Gli oppositori della proposta non negano la necessità di proteggere i minori, ma contestano i metodi scelti. Le critiche principali riguardano:
Sorveglianza di massa - Secondo molte ONG e associazioni per i diritti digitali, il Chat Control introduce un sistema di sorveglianza indiscriminata che viola la presunzione di innocenza. Ogni cittadino europeo verrebbe trattato come potenziale sospetto, con le proprie comunicazioni controllate in tempo reale da algoritmi.
Falsi positivi e danni collaterali - Gli strumenti di intelligenza artificiale utilizzati per la rilevazione automatica hanno margini di errore. In passato, sistemi simili hanno segnalato genitori che scattavano foto mediche ai figli piccoli, oppure artisti che condividono opere visive delicate. I falsi positivi possono portare alla censura di contenuti leciti o alla segnalazione ingiustificata alle autorità.
Rischio di "function creep" - Una volta introdotta questa tecnologia, nulla vieta che venga poi estesa ad altri usi: prevenzione di crimini comuni, monitoraggio di dissidenti, controllo di contenuti politici o religiosi. Questa deriva è nota come function creep, e rappresenta una minaccia molto concreta per le democrazie.