ChatGPT entra nelle scuole: come l’AI sta trasformando lo studio tra gli studenti italiani
Nel 2024 ChatGPT ha trasformato lo studio degli studenti italiani, rivoluzionando scuola, compiti e didattica con l’intelligenza artificiale.


Il chatbot sviluppato da OpenAI è diventato rapidamente il più utilizzato tra i software basati su intelligenza artificiale, soprattutto grazie alla sua capacità di generare testi, risolvere esercizi e spiegare concetti in modo chiaro e veloce. Tuttavia, l’uso crescente di ChatGPT nella scuola ha ridotto l’efficacia dei compiti a casa come strumento di valutazione. Di fronte a questo scenario, i docenti si stanno interrogando su come adattare le proprie metodologie didattiche, ma le opinioni restano contrastanti: c’è chi lo considera un supporto utile all’apprendimento e chi, invece, teme un calo nell’impegno personale degli studenti.
Compiti, versioni e riassunti: gli usi più comuni tra gli studenti
Le testimonianze raccolte nelle scuole mostrano che ChatGPT viene impiegato soprattutto per scrivere temi, tradurre versioni di greco e latino, fare riassunti e ripassare prima delle verifiche. La sua versatilità lo rende un alleato prezioso per lo studio delle materie umanistiche come italiano, storia e filosofia. Alcuni studenti lo usano anche per fare conversazione in inglese o per sistemare appunti poco chiari. La possibilità di ottenere spiegazioni dettagliate, anche partendo da una semplice foto del libro, rappresenta un cambiamento significativo nel modo di studiare.
Insegnanti in fase di adattamento: tra sospetti, formazione e nuovi metodi
Con l’espansione dell’uso di ChatGPT a scuola, anche il ruolo dei docenti sta evolvendo. Alcuni insegnanti hanno smesso di valutare i compiti a casa, dopo aver notato testi poco originali o errori che tradivano l’uso di un AI. Altri hanno deciso di proporre esercitazioni non obbligatorie, utilizzate solo per la preparazione alle interrogazioni, dove l’uso del chatbot è più difficile. In molti casi, la difficoltà principale è quella di instaurare un dialogo aperto con gli studenti sull’uso dell’intelligenza artificiale, soprattutto quando il sospetto di “barare” entra in gioco.
Il Ministero dell’Istruzione ha avviato percorsi formativi per i docenti, rendendo obbligatorie 20 ore di aggiornamento all’anno, alcune delle quali dedicate proprio all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella didattica. Non tutti però hanno avuto modo o volontà di partecipare, e questo contribuisce a una gestione disomogenea del fenomeno: mentre alcuni professori iniziano a integrare ChatGPT nelle lezioni, altri restano diffidenti, preoccupati per un possibile abuso dello strumento.
Verso una didattica integrata: opportunità e limiti dell’AI in classe
Le opinioni tra i docenti sono divergenti: c’è chi teme che ChatGPT venga usato solo per copiare e propone l’uso di software antiplagio, e chi invece ritiene più efficace insegnarne un utilizzo consapevole e produttivo. I sistemi antiplagio, però, non sono infallibili: si basano su stime probabilistiche e possono generare falsi positivi, penalizzando anche testi originali. Inoltre, i progressi rapidi della tecnologia AI rendono difficile per questi strumenti restare al passo.
Molti insegnanti stanno quindi sperimentando nuove forme di didattica: c’è chi ha usato ChatGPT per simulare un dialogo con Platone, o per parafrasare testi letterari e organizzare la scaletta di un tema. Alcuni libri scolastici propongono già esercizi basati sull’uso dell’AI, segno che l’integrazione sta diventando parte della normalità. In questo contesto, insegnare a usare l’intelligenza artificiale come strumento di supporto può rappresentare la vera sfida educativa per il futuro, trasformando un potenziale rischio in un’opportunità di crescita.