Cittadella e Tombolo, CNDDU: 'La scuola contro la violenza giovanile'
CNDDU sui fatti di Tombolo: per arginare la violenza giovanile servono l’esempio degli adulti e un’educazione ai diritti civili efficace.
L'emergenza della violenza giovanile emersa dai fatti di Cittadella e Tombolo richiede una risposta non solo repressiva, ma profondamente pedagogica. È urgente ristabilire un patto educativo forte, in cui la scuola e gli adulti offrano modelli positivi e coerenti per prevenire il disagio.
Cittadella e Tombolo, violenza giovanile e prevenzione: l’esempio degli adulti e il ruolo educativo della scuola
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani interviene in merito ai recenti fatti avvenuti nei comuni di Cittadella e Tombolo, dove l’azione delle forze dell’ordine ha portato all’esecuzione di 43 misure di prevenzione personale nei confronti di 24 giovani, tra cui 8 minorenni, coinvolti in episodi di bullismo e criminalità diffusa. Tali eventi, che hanno destato forte allarme sociale, riportano al centro del dibattito pubblico il tema della violenza giovanile, una questione che non può essere ridotta a una semplice emergenza di ordine pubblico.
In questo contesto, le parole di monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, assumono un significato profondamente educativo e sociale. Il suo invito a non limitarsi alla stigmatizzazione dei comportamenti devianti, ma a interrogare la responsabilità del mondo adulto e la forza dell’esempio, richiama la necessità di una lettura più ampia e consapevole del disagio giovanile. La violenza, infatti, è spesso l’esito di una fragilità relazionale, di una povertà educativa e di una mancanza di riferimenti autorevoli e coerenti.
Dal punto di vista socio-pedagogico, la scuola rappresenta uno dei principali luoghi di osservazione e di intervento su questi fenomeni. Essa non è soltanto uno spazio di trasmissione di saperi, ma una comunità educante in cui si costruiscono identità, si apprendono regole di convivenza e si sperimentano forme di cittadinanza. Quando la scuola è lasciata sola, privata di risorse, di riconoscimento sociale e di continuità educativa con il territorio, il suo ruolo preventivo viene indebolito, e il disagio rischia di trasformarsi in conflitto e violenza.
Il CNDDU sottolinea come l’educazione ai diritti civili debba essere considerata una priorità strutturale del sistema scolastico. Educare ai diritti significa educare alla responsabilità, al rispetto dei limiti, alla gestione non violenta delle emozioni e dei conflitti, alla comprensione delle conseguenze delle proprie azioni. In una società caratterizzata da comunicazioni rapide, spesso aggressive e semplificate, la scuola è chiamata a offrire tempo, ascolto e strumenti critici, contrastando la cultura della sopraffazione e dell’indifferenza.
È inoltre fondamentale riconoscere che gli studenti apprendono non solo dai contenuti curricolari, ma soprattutto dai comportamenti degli adulti di riferimento. Docenti, dirigenti scolastici, genitori e istituzioni educative sono chiamati a incarnare quotidianamente quei valori di legalità, dialogo e rispetto che si desidera trasmettere. L’incoerenza educativa, l’uso di linguaggi violenti o discriminatori, la delegittimazione delle regole e delle istituzioni minano alla radice ogni intervento formativo.
La scuola, per essere efficace nel contrasto alla violenza giovanile, deve poter operare in rete con i servizi sociali, le famiglie, le associazioni culturali e sportive, le realtà del volontariato e le istituzioni locali. Solo attraverso una corresponsabilità educativa diffusa è possibile intercettare precocemente il disagio, offrire alternative positive e costruire percorsi di inclusione e di partecipazione attiva.
La sicurezza delle comunità, dunque, non si fonda esclusivamente su misure restrittive, ma sulla qualità delle relazioni educative e sulla credibilità del mondo adulto. Dare l’esempio, come ricorda monsignor Cipolla, è un atto profondamente pedagogico e politico: significa assumersi la responsabilità di essere testimoni di umanità, di giustizia e di rispetto. Solo così la scuola potrà continuare a essere un presidio di democrazia e un laboratorio di futuro per le giovani generazioni.
prof. Romano Pesavento, Presidente Nazionale CNDDU