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Come dormire bene e meglio dopo i 60 anni: il segreto del ‘sistema glinfatico’

I consigli su come dormire dopo i 60 anni: luce del mattino, buio totale di notte, attenzione al sistema glinfatico e ambiente ideale per un riposo rigenerante.

Un sonno di qualità è essenziale a tutte le età, ma diventa ancora più cruciale con l’avanzare degli anni. Esporsi alla luce del mattino, camminare all’aperto e assicurarsi un buio totale di notte sono strategie efficaci per favorire il riposo e proteggere la memoria, grazie anche al corretto funzionamento del sistema glinfatico, il «pulitore» del cervello. Di seguito, i consigli su come dormire bene dopo i 60 anni.

Il sistema glinfatico: l’importanza di dormire bene

Con l’invecchiamento, il sonno profondo tende a ridursi, compromettendo l’efficienza del sistema glinfatico, responsabile della rimozione dei rifiuti metabolici cerebrali. Secondo uno studio dell’Università di Hong Kong, una sua alterazione può portare a un declino delle funzioni cognitive. Inoltre, dormire in posizione supina riduce ulteriormente la capacità di pulizia del cervello: dormire su un fianco è, invece, più favorevole per mantenere in salute la memoria.

Come migliorare la qualità del sonno

Dopo i 65 anni, è fondamentale dormire 7-8 ore per notte. Meno di cinque ore compromettono non solo il sistema glinfatico, ma anche la salute generale. Oltre alla durata, la qualità del sonno è essenziale: patologie come le apnee notturne possono frammentare il riposo e causare carenze di ossigeno al cervello, aumentando i rischi di deficit cognitivi. Esporsi alla luce naturale appena svegli e ridurre al minimo la presenza di fonti luminose durante la notte sono pratiche raccomandate per sostenere un ritmo sonno-veglia ottimale.

Igiene del sonno: le regole fondamentali

Per promuovere un buon sonno anche in età avanzata, è importante mantenere orari regolari, evitare caffeina, nicotina e alcol nelle ore serali e ridurre l’uso di schermi elettronici prima di coricarsi. Questi accorgimenti aiutano a favorire la produzione naturale di melatonina. In alcuni casi, sotto stretto consiglio medico, possono essere utili anche i farmaci per il sonno.

Il ruolo del materasso e dell’ambiente notturno

Uno studio recente del Brigham and Women’s Hospital ha rivelato che materassi in schiuma o ibridi risultano più confortevoli rispetto a quelli a molle. Il materasso andrebbe cambiato ogni 5-10 anni per garantire il massimo supporto. Anche la camera da letto deve essere ottimizzata: temperatura ideale tra i 17 e i 18°C, oscurità completa, isolamento acustico e materiali confortevoli sono elementi chiave per favorire il sonno. È fondamentale associare il letto esclusivamente al riposo: se non si riesce ad addormentarsi entro 15 minuti, meglio alzarsi e dedicarsi a un’attività rilassante.

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