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Come gestire l’attacco di panico: controllare l’ansia che assale

I sintomi di un attacco di panico e come scoprire le strategie efficaci per gestirlo. Le info sui segnali fisici e mentali e le opzioni di trattamento.

Un attacco di panico rappresenta un’esperienza di intensa paura che sopraggiunge improvvisamente, accompagnata da una serie di sintomi fisici e cognitivi. Riconoscere questi segnali è cruciale per una gestione efficace dell’episodio. Spesso, chi ne è colpito sperimenta palpitazioni, sensazione di soffocamento, sudorazione profusa, tremori e vertigini, che possono indurre una forte sensazione di spavento.

I sintomi di un attacco di panico

Comprendere la natura di questi episodi è fondamentale per ridurre la paura e agire con maggiore consapevolezza. Questo articolo esplorerà i segnali distintivi di un attacco di panico e le strategie pratiche per affrontarlo, sottolineando l’importanza di un approccio informato e della ricerca di un supporto professionale quando necessario. Gli attacchi di panico si manifestano con una paura improvvisa o un disagio intenso, tipicamente accompagnati da almeno quattro dei seguenti sintomi fisici e cognitivi. Tra i segnali più comuni si riscontrano palpitazioni o un battito cardiaco accelerato, sudorazione eccessiva, sensazione di mancanza di respiro o soffocamento, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali.

Possono anche presentarsi tremori, formicolii, vertigini, stordimento o la sensazione di svenire. Altri sintomi includono brividi o vampate di calore, una sensazione di irrealtà o di distacco dall’ambiente circostante, e la paura di morire o di perdere il controllo. Ad esempio, un dolore toracico intenso può essere scambiato per un infarto, generando ulteriore ansia. Questi sintomi raggiungono il loro picco massimo solitamente entro dieci minuti e tendono a risolversi spontaneamente, senza causare danni fisici permanenti.

Quando gli attacchi di panico diventano un problema

Sebbene un singolo attacco di panico non sia di per sé pericoloso per la salute, la sua ricorrenza può portare allo sviluppo del disturbo di panico. Questa condizione si caratterizza per una paura persistente di sperimentare nuovi attacchi, che può compromettere significativamente la qualità della vita dell’individuo. La preoccupazione costante può portare a comportamenti di evitamento, limitando la partecipazione a situazioni sociali, lavorative o ricreative. È importante sottolineare che la gravità e la frequenza degli attacchi variano da persona a persona. Riconoscere l’insorgenza di un disturbo di panico è il primo passo per cercare un aiuto professionale e intraprendere un percorso terapeutico adeguato, volto a gestire l’ansia e a ripristinare il benessere psicologico.

Cosa fare durante un attacco di panico

Durante un attacco di panico, è fondamentale non lasciarsi sopraffare dalla paura. Il primo passo consiste nel concentrarsi sulla respirazione lenta e profonda, cercando di mantenere la calma. Se ci si trova in un luogo chiuso o affollato, è consigliabile, se possibile, allontanarsi e cercare aria fresca; anche una breve passeggiata può essere d’aiuto. Riconoscere i sintomi come segnali temporanei e non pericolosi facilita queste prime azioni. Cercare di ignorare o sminuire l’attacco può risultare controproducente, rischiando di intensificare il disagio. È importante ricordare che le sensazioni fisiche sono transitorie e non indicano un pericolo imminente. Focalizzarsi su un punto fisso o ripetere mentalmente una frase rassicurante può aiutare a distogliere l’attenzione dai sintomi più disturbanti, favorendo un ritorno alla calma interiore.

Il ruolo del supporto specialistico

Quando gli attacchi di panico diventano frequenti o influenzano significativamente il comportamento, è consigliabile rivolgersi a uno specialista. La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è spesso raccomandata per affrontare il disturbo di panico. Questo approccio terapeutico mira a modificare i pensieri disfunzionali (componente cognitiva), a insegnare tecniche di rilassamento (componente fisica) e a promuovere l’esposizione graduale alle situazioni temute (componente comportamentale). L’obiettivo è acquisire una maggiore consapevolezza delle sensazioni e della loro transitorietà, permettendo al paziente di gestire autonomamente gli attacchi. Nei casi più severi, dove gli attacchi sono molto frequenti e invalidanti, può essere considerato un trattamento farmacologico, che include l’uso di antidepressivi o farmaci ansiolitici, sempre sotto stretto controllo medico.

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