Congedo mestruale a scuola: il Portogallo apre la strada, Italia in ritardo
Il Portogallo introduce il congedo mestruale: fino a tre giorni retribuiti per lavoratrici e studentesse. Italia senza legge nazionale, solo iniziative locali.


Il congedo mestruale entra nella legge del Portogallo e riguarda non solo le lavoratrici, ma anche le studentesse. Il Parlamento ha riconosciuto endometriosi e adenomiosi come patologie croniche, garantendo fino a tre giorni al mese di permesso retribuito o di assenza giustificata a scuola. Il Paese è il secondo in Europa, dopo la Spagna, a tutelare per legge il dolore mestruale invalidante, estendendo le tutele anche al mondo dell’istruzione.
Tre giorni di congedo retribuito per lavoratrici e insegnanti
La legge prevede fino a tre giorni di congedo mestruale retribuito ogni mese. Si applica a tutte le lavoratrici, sia nel settore pubblico sia in quello privato.
Di conseguenza, anche le insegnanti e personale scolastico possono usufruirne senza perdere retribuzione.
Il provvedimento obbliga inoltre il servizio sanitario nazionale a garantire diagnosi gratuite, terapie mirate e farmaci rimborsati. Le linee guida cliniche saranno definite entro novanta giorni.
Assenze giustificate a scuola per le studentesse
Le studentesse con diagnosi di endometriosi o adenomiosi potranno assentarsi fino a tre giorni al mese senza subire penalizzazioni.
Non sarà necessario presentare un certificato ogni volta: basterà la diagnosi iniziale.
Questa misura mira a ridurre l’assenteismo scolastico. Infatti, secondo la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, la dismenorrea severa può causare fino al 52% di giornate perse a scuola.
Il caso italiano: poche scuole si muovono da sole
In Italia manca una legge nazionale sul congedo mestruale. L’ultimo disegno di legge propone due giorni di permesso retribuito per chi soffre di dismenorrea severa, con assenze giustificate anche per le studentesse.
Nell’attesa, alcune scuole hanno introdotto regolamenti interni. A Ravenna, Catania e Potenza, ad esempio, si concedono fino a due giorni di esonero mensile a chi presenta certificazione medica.
Queste iniziative, però, restano limitate a singoli istituti e non garantiscono una tutela uniforme sul territorio.