Corsi Indire, Pittoni: 'Evitare sacrifici inutili per chi possiede esperienza'
Una risposta alle critiche sul percorso semplificato per chi ha tre anni di servizio sul sostegno, evitando oneri superflui per i docenti.
Mario Pittoni interviene sulle recenti polemiche riguardanti i corsi Indire, chiarendo la posizione della Lega sulla formazione insegnanti. Il responsabile del Dipartimento Istruzione risponde a chi lamenta disparità rispetto al TFA sostegno, sottolineando la necessità di evitare sacrifici inutili per chi possiede già esperienza.
Il confronto con il TFA sostegno
Il dibattito nasce dalle segnalazioni di alcuni docenti che hanno affrontato il TFA sostegno tradizionale. Questi insegnanti evidenziano i pesanti sacrifici economici e organizzativi sostenuti rispetto ai colleghi ammessi al nuovo percorso Indire. Quest'ultimo, infatti, è concentrato sulla parte teorica e riconosce i 36 crediti formativi, offrendo un iter più snello a chi ha già maturato tre anni di servizio specifico. Una differenza di trattamento che ha sollevato malumori tra chi ha seguito l'iter classico, percependo la semplificazione attuale come un'ingiustizia verso gli sforzi compiuti in passato per ottenere la specializzazione.
La posizione sui percorsi abilitanti
Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione Lega, ha voluto chiarire la ratio della norma tramite i social. Secondo l'ex senatore, è fondamentale non perpetuare difficoltà burocratiche ed economiche se queste sono evitabili. L'obiettivo delle nuove misure è valorizzare l'esperienza sul campo, impedendo che i costi e l'impegno richiesti in passato debbano protrarsi all'infinito per i futuri candidati solo perché "ci sono passati gli altri". Una visione pragmatica che punta a snellire le procedure per il personale esperto, riconoscendo che la formazione deve evolversi e adattarsi alle reali competenze acquisite in classe.
Stop ai sacrifici non necessari nei corsi Indire
La logica espressa è chiara: aver sofferto in passato non giustifica il mantenimento di ostacoli per i nuovi percorsi formativi. L'intervento normativo mira a razionalizzare la formazione docenti, distinguendo nettamente tra chi necessita di un percorso completo e chi, grazie alle tre annualità di servizio, possiede già solide competenze pratiche. Si tratta di un passo verso un sistema scolastico più equo che riconosce il valore del precariato storico. L'intento è quello di non imporre oneri superflui a chi ha già dato molto alla scuola italiana, garantendo al contempo standard qualitativi adeguati senza trasformare la specializzazione in un percorso a ostacoli puramente punitivo.