Dieta Halal nelle mense scolastiche di Bologna: inclusione alimentare o scontro ideologico?

Dieta Halal nelle scuole di Bologna da settembre 2025: nuove opzioni alimentari per gli studenti, tra inclusione culturale e polemiche politiche.

27 luglio 2025 09:23
Dieta Halal nelle mense scolastiche di Bologna: inclusione alimentare o scontro ideologico? - Mensa scolastica
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Dal prossimo settembre 2025, le mense scolastiche di Bologna introdurranno la possibilità per le famiglie di scegliere un menù conforme ai precetti della legge islamica, affiancandolo alle opzioni già esistenti come quelle vegetariane, vegane o prive di carne o pesce. La novità, annunciata dall’amministrazione comunale, ha suscitato reazioni forti e contrastanti, soprattutto da parte dei partiti di destra, che la interpretano come una forma di imposizione ideologica. Ma cosa significa davvero seguire una dieta Halal?

Bologna apre alle diete Halal nelle scuole

L’amministrazione comunale di Bologna ha annunciato, attraverso la direttrice del Dipartimento educazione, istruzione e nuove generazioni, Veronica Ceruti, che da settembre 2025 i genitori potranno richiedere una dieta Halal per i propri figli iscritti alle scuole comunali. L’iniziativa si inserisce in un più ampio programma di personalizzazione del servizio mensa, che già oggi contempla opzioni vegane, vegetariane e prive di specifici alimenti.

Il servizio di refezione scolastica, gestito da Ribò, ha selezionato un fornitore certificato dal Centro Islamico Culturale d’Italia, che garantisce carni avicole provenienti da animali nati, allevati e macellati in Italia secondo il rito islamico. I pasti Halal comprenderanno pesce, carne di pollo certificata Halal e l’esclusione di tutte le carni non conformi.

Come si potrà richiedere il menù Halal

I genitori interessati potranno fare richiesta tramite il portale Riboscuola, compilando un modulo di autocertificazione accessibile mediante autenticazione SPID. Una volta entrati nel sistema, sarà necessario inserire i dati del figlio o della figlia e selezionare l’opzione “No carne, sì pesce, sì pollo halal” dal menù a tendina.

Cos'è la dieta Halal

Il termine Halal, in arabo, significa "lecito" o "permesso" secondo la legge islamica. In ambito alimentare, indica tutti quei cibi e bevande che rispettano le norme religiose contenute nel Corano e nella Sunna. Per quanto riguarda la carne, la macellazione deve essere effettuata da un musulmano praticante, rivolgere l’animale verso la Mecca e pronunciare la frase rituale “Bismillāh Allāhu akbar” (“Nel nome di Dio, Dio è il più grande”). È inoltre obbligatorio che l’animale venga dissanguato completamente, poiché il sangue è considerato haram (proibito).

Sono vietati carne suina, alcol e ogni contaminazione con prodotti impuri durante la preparazione e la distribuzione. Le certificazioni halal attestano che il processo produttivo ha rispettato tutte queste prescrizioni.

Le reazioni politiche: accuse di “sottomissione culturale”

L’introduzione della dieta Halal ha immediatamente suscitato critiche, in particolare da parte della Lega e di Fratelli d’Italia. In una nota congiunta, l’eurodeputata leghista Anna Cisint e il capogruppo comunale Matteo Di Benedetto hanno definito la decisione “un atto gravissimo di sottomissione culturale” e “un tentativo di penetrazione ideologica nelle scuole”.

Cisint ha fortemente criticato la macellazione rituale, definendola “una pratica tribale” legata a “un sistema illiberale e patriarcale” che minerebbe i principi democratici. Secondo la deputata, le scuole non dovrebbero diventare strumenti per legittimare dettami religiosi estranei alla tradizione italiana.

Anche Di Benedetto ha espresso preoccupazione per una presunta riduzione dei menù tradizionali, affermando che l’introduzione di carne certificata Halal porterebbe alcune famiglie a “dover accettare scelte ideologiche imposte dalla giunta”, sostenendo che “molti studenti tornano a casa affamati”.

Fratelli d’Italia: “E le altre religioni?”

Non meno critiche sono arrivate da Fratelli d’Italia. L’eurodeputato Stefano Cavedagna ha parlato apertamente di “discriminazione al contrario”, evidenziando come non vi siano alternative pensate per studenti ebrei (cibo kosher) o per cristiani che intendano seguire regole alimentari durante particolari momenti dell’anno, come la Quaresima.

Cavedagna ha preannunciato un’interrogazione urgente alla Commissione europea, chiedendo se l’introduzione di menù religiosi riservati esclusivamente a una confessione sia compatibile con il principio di uguaglianza sancito dai trattati dell’Unione Europea. Nel documento si sollecita un intervento per garantire pari trattamento a tutti gli studenti, indipendentemente dal credo religioso.

Dieta Halal: una questione di diritti o un simbolo divisivo?

L’iniziativa del Comune di Bologna pone al centro una questione cruciale: il diritto all’inclusione e al rispetto delle diverse identità culturali e religiose nella scuola pubblica. Da un lato, la dieta Halal è una risposta concreta alle esigenze di molte famiglie musulmane che da tempo chiedono soluzioni coerenti con la loro fede. Dall’altro, le accuse di parzialità e le richieste di maggior equilibrio sollevano il problema più ampio del pluralismo e del ruolo delle istituzioni nell’accogliere — o meno — tutte le istanze.

Resta da vedere se questa misura sarà accompagnata da ulteriori aperture verso altre confessioni religiose o se il dibattito resterà polarizzato su una linea ideologica. Quel che è certo è che l’introduzione della dieta Halal a scuola non rappresenta solo una scelta alimentare, ma un terreno di confronto culturale e politico destinato a far discutere ancora a lungo.

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