Dipendenza da smartphone: effetti sul cervello come le droghe
L'uso compulsivo attiva circuiti neuronali specifici: ecco come la dipendenza da smartphone riduce la concentrazione e altera la chimica cerebrale.
Dalla sveglia mattutina fino al riposo notturno siamo costantemente connessi, un comportamento che influenza le nostre prestazioni cognitive quotidiane in modo significativo. Recenti studi suggeriscono che la frequenza con cui controlliamo il dispositivo, spesso senza un motivo reale, è indicativa di una dipendenza da smartphone capace di compromettere attenzione e memoria. Questo gesto automatico, divenuto ormai un riflesso incondizionato, rischia di generare effetti negativi duraturi sulla nostra salute mentale.
Un fenomeno globale spesso sottostimato
La pervasività dei dispositivi mobili è un fenomeno che va ben oltre la percezione comune e non riguarda esclusivamente le fasce più giovani della popolazione. Un recente sondaggio YouGov condotto negli Stati Uniti ha evidenziato che ben 8 americani su 10 dormono con il telefono nella propria stanza, spesso posizionandolo proprio accanto al letto.
Le statistiche sull'utilizzo effettivo dipingono un quadro ancora più preoccupante rispetto a quanto gli utenti credano. Larry Rosen, professore emerito alla California State University, ha rilevato nei suoi studi che gli studenti universitari sbloccano il telefono in media 50 volte al giorno, accumulando circa quattro ore e mezza di utilizzo quotidiano.
Esiste una marcata discrepanza tra l'uso reale e quello percepito dagli utenti. La maggior parte dei partecipanti alle rilevazioni statistiche tende a sottostimare la propria attività digitale, dichiarando erroneamente di non superare le dieci volte al giorno nello sblocco del dispositivo.
Come la dipendenza da smartphone riduce l'attenzione
L'interruzione continua delle attività quotidiane per controllare le notifiche rappresenta una minaccia concreta per le nostre facoltà intellettive. Uno studio della Singapore Management University ha dimostrato che questa frammentazione dell'attenzione aumenta sensibilmente il rischio di subire vuoti di memoria e cali di rendimento.
Il recupero della concentrazione dopo un'interruzione digitale è un processo molto più lento di quanto si possa immaginare. Secondo la ricercatrice Gloria Mark dell'University of California, ogni volta che distogliamo lo sguardo dal lavoro per osservare lo schermo, il cervello impiega mediamente 25 minuti per ritornare al livello di focalizzazione precedente.
Meccanismi chimici e sintomi di astinenza
L'uso eccessivo dei dispositivi digitali innesca reazioni neurochimiche paragonabili a quelle osservate nelle dipendenze da sostanze stupefacenti. Sebbene classificata come dipendenza comportamentale, l'esposizione continua agli stimoli digitali attiva il sistema dopaminergico, il circuito cerebrale che regola il piacere e la motivazione.
Esperti come Anna Lembke della Stanford University sottolineano come i media digitali creino un circolo vizioso compulsivo. Questo meccanismo genera una gratificazione immediata quando si usa il telefono e, viceversa, sensazioni di ansia o astinenza quando il dispositivo non è accessibile.
Le conseguenze fisiche e psicologiche di questa privazione sono state documentate anche in recenti casi di cronaca e studi clinici:
A Torino, un adolescente è stato ricoverato con sintomi tipici di una crisi d'astinenza dopo che i genitori gli avevano impedito l'uso del cellulare.
Uno studio dell'Università di Heidelberg ha rilevato che dopo sole 72 ore senza smartphone, il cervello può attivare meccanismi simili all'astinenza da sostanze.
Effettuare pause regolari e disattivare le notifiche aiuta a riequilibrare il sistema di ricompensa e a ridurre il rischio di dipendenza patologica.