Docenti di religione: fine della precarietà? Tra giurisprudenza, riforme e stabilizzazioni
Analisi sulla precarietà dei docenti di religione, le sentenze della Cassazione, i risarcimenti previsti e la stabilizzazione dal settembre 2025.


L’insegnamento della religione cattolica rappresenta da decenni una componente rilevante del panorama scolastico italiano. Tuttavia, dietro la sua storica presenza nelle aule si cela una lunga e complessa vicenda di precarietà lavorativa. I docenti di religione hanno vissuto per anni in una condizione di incertezza contrattuale, spesso assunti con contratti a termine reiterati in modo sistematico, in violazione delle norme nazionali e comunitarie. Oggi, grazie a importanti pronunciamenti della Corte di Cassazione e all’impegno sindacale, si apre una nuova fase di riconoscimento dei diritti e di stabilizzazione per migliaia di insegnanti.
Un lungo percorso tra fede e instabilità lavorativa
Nonostante l’importanza attribuita all’insegnamento della religione cattolica all’interno delle scuole statali, la figura del docente di religione ha vissuto una condizione di forte precarietà. Migliaia di insegnanti sono stati impiegati per anni con contratti a tempo determinato, spesso rinnovati oltre i limiti previsti dalle normative italiane e dell’Unione Europea. La particolarità del loro ruolo — regolato da intese tra Stato e Chiesa — ha alimentato un sistema che ha legittimato, per lungo tempo, l’assenza di percorsi chiari di stabilizzazione.
Contratti reiterati e diritti negati: un problema sistemico
Per molti docenti, il rinnovo annuale del contratto è stato la regola, non l’eccezione. L’assenza di un impiego stabile ha avuto ripercussioni pesanti sia sul piano personale sia su quello professionale. In un sistema che dovrebbe tutelare la continuità didattica e la qualità dell’insegnamento, l’insicurezza occupazionale ha compromesso il pieno svolgimento della funzione educativa. Il fenomeno non è isolato, ma i docenti di religione sono stati tra i più colpiti da questo modello lavorativo ingiusto e protratto nel tempo.
Le 51 sentenze della Cassazione: un cambio di rotta
Una svolta significativa è arrivata con la Corte di Cassazione, che ha recentemente emesso 51 sentenze cruciali. Tali decisioni hanno stabilito in modo inequivocabile l’illegittimità del ricorso sistematico ai contratti a termine per i docenti di religione. Secondo la Corte, tale pratica viola i principi fondamentali della normativa sul lavoro e del diritto europeo, che impone limiti precisi all’uso reiterato di contratti temporanei.
Risarcimenti per gli anni di precarietà subiti
Una delle principali conseguenze giuridiche delle sentenze è l’obbligo, per il Ministero dell’Istruzione, di risarcire i docenti coinvolti. I risarcimenti non sono solo un atto riparatorio simbolico: tengono conto della durata del precariato e dei danni economici e professionali subiti, compresi quelli legati alla mancata progressione di carriera e alla discontinuità didattica. Il ministero è ora chiamato a fare i conti con anni di gestioni discutibili e a predisporre una strategia di riforma strutturale.
Stabilizzazione: 6.022 assunzioni previste per il 2025
Il 1° settembre 2025 rappresenterà una data storica per oltre seimila insegnanti di religione che saranno assunti a tempo indeterminato. È un risultato frutto di anni di mobilitazioni, ricorsi e dialoghi con le istituzioni. L’ingresso stabile di questi docenti nella scuola pubblica porterà benefici tangibili non solo per i diretti interessati, ma anche per la qualità dell’insegnamento, grazie a una maggiore continuità educativa.
Il sindacato Snadir: verso il 95% di copertura dei posti
A guidare la battaglia per i diritti dei docenti di religione è stato soprattutto lo Snadir, il sindacato di categoria. Dopo aver ottenuto importanti successi giuridici, Snadir sta ora chiedendo un ulteriore passo avanti: aumentare dal 70% al 95% la quota dei posti di ruolo destinati alla stabilizzazione. La richiesta punta a ridurre drasticamente — fino all’azzeramento — il numero degli insegnanti ancora in condizioni di precarietà. Le trattative con il Ministero sono in corso e le sentenze della Cassazione offrono una leva importante per rafforzare la posizione sindacale.
Un sistema scolastico da ripensare: l’urgenza della riforma normativa
Le vicende dei docenti di religione mettono in luce un problema più ampio che riguarda tutto il comparto scolastico. Serve una riforma globale del sistema di reclutamento e gestione del personale. Il Parlamento e il Ministero dell’Istruzione sono chiamati a elaborare nuove regole che garantiscano maggiore stabilità e trasparenza nelle assunzioni. Non si può più permettere che l’eccezione — il contratto a termine — diventi la regola, con conseguenze devastanti per lavoratori e studenti.
Le voci degli insegnanti: tra dignità e riscatto
Dietro le cifre e i numeri ci sono storie personali fatte di dedizione, sacrificio e speranza. Molti docenti di religione hanno prestato servizio per anni senza alcuna certezza sul proprio futuro, nonostante abbiano contribuito con impegno alla formazione degli studenti. Le recenti decisioni della magistratura rappresentano per loro un riconoscimento tanto atteso della propria professionalità e della dignità del proprio lavoro.
Verso una scuola più giusta: la sfida politica e sindacale
Il dibattito aperto dalle sentenze ha riacceso il confronto tra forze politiche, sindacati e istituzioni. Da una parte c’è chi chiede un ampliamento delle immissioni in ruolo e percorsi di stabilizzazione per tutte le categorie di precari. Dall’altra, alcune voci spingono per una selezione basata su concorsi più stringenti. In ogni caso, l’esperienza dei docenti di religione può fungere da modello per avviare una più ampia riflessione su un sistema scolastico che deve diventare più equo e inclusivo.
Una nuova stagione di diritti nella scuola italiana
Le 51 sentenze della Corte di Cassazione rappresentano una svolta decisiva: segnano l’inizio di un processo di riconoscimento dei diritti e di riscatto per una categoria a lungo dimenticata. L’imminente stabilizzazione di oltre 6.000 docenti è un primo, fondamentale passo. Ma il cammino non è ancora concluso. La scuola italiana ha bisogno di riforme strutturali che mettano al centro la dignità del lavoro docente. È tempo di voltare pagina, garantendo a tutti — docenti di religione e non — un futuro basato su certezze, stabilità e valorizzazione del merito.