Educazione all’affettività: lo storico dell’omosessualità, Alessio Ponzio, boccia la proposta Valditara

Il prof. Ponzio di Storia dell’Omosessualità di Torino critica la proposta Valditara: “Blocca lo sviluppo delle identità. Serve educazione, non censura”.

04 maggio 2025 13:01
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La proposta del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di introdurre l’educazione all’affettività nelle scuole solo previo consenso dei genitori suscita forti critiche da parte del mondo accademico. Tra le voci più autorevoli, quella di Alessio Ponzio, docente di Storia dell’Omosessualità dell’Università di Torino, titolare di una cattedra unica in Italia, attiva da tre anni e frequentata prevalentemente da studentesse.

L’Italia senza educazione alla sessualità

Secondo il professore, subordinare l’educazione affettiva al permesso familiare significa negare a molti giovani, in particolare alle persone LGBTQ+, la possibilità di conoscersi, comprendersi e maturare in un ambiente scolastico che dovrebbe invece supportarli. Il docente denuncia anche l’assenza di una reale educazione alla sessualità in Italia e mette in guardia contro una deriva culturale e politica che tenta di cancellare identità e diritti. Nel nostro Paese, sostiene il docente, manca del tutto una formazione strutturata in tema di sessualità, affettività e rispetto. I giovani arrivano all’università privi di strumenti critici, spesso senza aver mai riflettuto sul proprio corpo, sulle emozioni o sulle dinamiche di genere. Il corso universitario colma un vuoto lasciato dalla scuola, ma arriva tardi per molti studenti, che dimostrano un grande bisogno di ascolto e comprensione.

Omosessualità: conoscersi per rispettarsi

Durante le lezioni, racconta il professore, emergono domande profonde da parte di ragazze e ragazzi che cercano di comprendere sé stessi e gli altri. L’educazione all’affettività, a suo avviso, è essenziale per contrastare la mascolinità tossica, la violenza sulle donne e le discriminazioni legate all’identità di genere. Riflettere in aula sulle emozioni e sui comportamenti aiuta i giovani a sviluppare relazioni più sane e rispettose. Imporre il consenso genitoriale per accedere all’educazione affettiva, secondo il docente, rappresenta un tentativo di controllo dei corpi e delle identità. Tali restrizioni generano insicurezze e ansie, ostacolando in particolare lo sviluppo delle persone queer e LGBTQ+. L’obiettivo non dichiarato, spiega, è quello di impedire la piena realizzazione delle soggettività non conformi ai modelli dominanti.

Ostacoli ideologici, non scientifici

Il professore critica duramente le affermazioni di chi teme una presunta "ideologia gender". Si tratta, a suo dire, di opinioni prive di fondamento teorico, spesso basate su timori infondati. Genere e sessualità, ricorda, sono categorie storiche e socioculturali, non contenuti di indottrinamento. E invita a studiare i testi dei grandi pensatori prima di alimentare paure collettive. Secondo il docente, le destre italiana, ungherese e americana condividono una visione politica che punta a ripristinare l’eterosessualità obbligatoria, il patriarcato e la supremazia bianca. Di fronte a questo disegno regressivo, rivendica il valore del proprio lavoro accademico come strumento di conoscenza, aperto a tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale.

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