Educazione sessuale a scuola: dibattito acceso sul consenso informato dei genitori

Nuove regole sull’educazione sessuale a scuola: obbligatorio il consenso informato dei genitori. Si riaccende il dibattito sull'autonomia scolastica.

04 maggio 2025 10:13
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La recente decisione del governo di introdurre l’obbligo di consenso informato dei genitori per le attività di educazione sessuale a scuola ha suscitato un ampio dibattito, riportando l’attenzione su un tema delicato e da sempre divisivo nel contesto educativo italiano.

Il nodo del consenso: diritti genitoriali e autonomia scolastica

Secondo la proposta, ancora in fase preliminare, ogni iniziativa didattica che affronti la sfera sessuale dovrà essere preceduta dal consenso scritto dei genitori, da acquisire almeno sette giorni prima dello svolgimento delle attività. In caso di diniego, gli studenti dovranno essere coinvolti in un’attività alternativa.

Le limitazioni riguarderanno anche le collaborazioni con esperti esterni o associazioni. In questi casi sarà necessario:

  • l’approvazione del collegio docenti;
  • il parere favorevole del consiglio di istituto;
  • la definizione di criteri trasparenti per la selezione dei professionisti coinvolti.

La posizione di Roberto Vecchioni: “La scuola deve educare, non chiedere permesso”

Intervenuto durante una trasmissione televisiva, il cantautore e docente Roberto Vecchioni ha criticato duramente la proposta. Secondo lui, la richiesta del consenso è “un’assurdità”: nessuno chiede l’autorizzazione per insegnare storia o filosofia, e lo stesso principio dovrebbe valere per l’educazione sessuale a scuola.

Vecchioni ha distinto due componenti dell’insegnamento:

  • L’educazione anatomica, basata su dati oggettivi, che può essere fornita da chiunque abbia competenze specifiche.
  • L’educazione relazionale, che invece riflette la visione culturale ed etica dell’insegnante.

A preoccupare, secondo Vecchioni, è il rischio che l’insegnamento venga affidato a figure con un’impostazione moralistica, riducendo l’approccio laico e inclusivo a favore di visioni ideologiche e conservative.

Un confronto europeo: l’Italia ancora indietro

In molti Paesi europei, l’educazione sessuale a scuola è una materia strutturata, obbligatoria e regolata da programmi ministeriali. In Italia, invece, resta spesso un tema secondario, condizionato da forti resistenze culturali.

Educatori, esperti e associazioni chiedono da tempo che la sessualità venga affrontata come parte integrante della formazione scolastica, in modo scientifico e rispettoso delle differenze, senza subordinare i contenuti educativi alle autorizzazioni familiari.

Educare alla sessualità significa educare al rispetto

Il dibattito non riguarda solo contenuti, ma valori: parlare di sessualità a scuola significa affrontare concetti come l’identità, l’affettività, il consenso e il rispetto reciproco. Un’educazione sessuale a scuola ben strutturata può contribuire a contrastare fenomeni come il bullismo omotransfobico, la violenza di genere e l’abbandono scolastico, offrendo strumenti fondamentali per la crescita personale degli studenti.

Vecchioni ha chiuso il suo intervento con una frase emblematica: L’amore è felicità, non repressione, sottolineando l’importanza di superare pregiudizi e paure per garantire ai giovani un’educazione completa, libera e consapevole.

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