Educazione sessuale a scuola: Gassmann e Novara d'accordo
L'attore e il pedagogista sottolineano l'urgenza dell'educazione sessuale a scuola per contrastare la disinformazione delle piattaforme online.


La necessità di introdurre l'educazione sessuale a scuola torna al centro del dibattito. L'attore Alessandro Gassmann, durante la presentazione della fiction "Un professore 3", ha sottolineato l'urgenza di tale materia per evitare che i giovani apprendano da piattaforme porno. Un appello che trova eco nelle parole del pedagogista Daniele Novara, entrambi preoccupati per il vuoto formativo attuale.
L'appello di Gassmann: scuola contro i modelli distorti
Alessandro Gassmann è intervenuto con decisione sul tema, definendo "opportuno e assolutamente necessario" introdurre l'educazione sentimentale e sessuale nei programmi scolastici. Durante la presentazione della terza stagione della serie 'Un professore 3', l'attore ha espresso forte preoccupazione per la mancanza di una guida strutturata per i giovani. "Non possiamo demandare l'educazione sessuale ai nostri ragazzi alle piattaforme del porno", ha dichiarato Gassmann. L'attore ha evidenziato i rischi di un apprendimento basato su "quella modalità violenta e drammatica". Questi modelli, ha aggiunto, non rappresentano l'amore e vengono interpretati erroneamente dai giovani per mancanza di alternative formative valide.
L'interprete del professor Dante Balestra, un ruolo che incarna "quel professore che non ho mai avuto", ha toccato un nervo scoperto. Ha criticato indirettamente anche il ruolo di alcune famiglie nel contesto educativo attuale. Secondo l'attore, "molte famiglie hanno cessato... di fare il loro lavoro genitoriale". Questa latitanza, combinata con un eventuale passo indietro dell'istituzione scuola, creerebbe un vuoto conoscitivo e valoriale dalle conseguenze facilmente immaginabili. La sua riflessione sottolinea un'urgenza sociale che travalica il contesto della fiction, ponendo l'accento sulla responsabilità collettiva nella formazione dei giovani cittadini.
Educazione sessuale a scuola: il contesto politico e il Ddl Sasso
Le dichiarazioni di Gassmann arrivano in un momento di acceso dibattito politico in Italia. Il riferimento implicito è all'emendamento della Lega (noto come Ddl Sasso o Ddl Valditara) sulle "Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico". Questa proposta legislativa, se approvata, vieterebbe di fatto l'educazione sessuo-affettiva fino alla scuola secondaria di primo grado, o comunque la subordinerebbe a un rigido controllo parentale. Nello specifico, si mira a introdurre la necessità di un consenso informato preventivo da parte dei genitori per la partecipazione degli studenti ad attività, sia curriculari sia extracurriculari, su temi legati all'identità di genere o all'educazione affettiva.
Tale proposta è vista da molti critici come un tentativo di limitare fortemente l'autonomia scolastica su questi argomenti specifici. Sulla stessa linea di Gassmann si è espressa anche l'attrice Claudia Pandolfi, co-protagonista della serie nel ruolo di Anita. L'attrice ha sottolineato la sua visione di una "scuola dei sogni" che sia soprattutto lungimirante. Una scuola capace di "insegnare ai ragazzi educazione sessuale e sentimentale molto presto", ha specificato la Pandolfi, "prima che arrivi qualcuno a metterci una pezza", alludendo a interventi tardivi o inadeguati. La sua posizione rafforza la richiesta di un intervento formativo precoce.
L'analisi del pedagogista: il vuoto colmato dal porno
A fornire un supporto scientifico e pedagogico a questa visione è Daniele Novara. Il noto pedagogista, intervenuto sulla questione, ha definito "inammissibili" gli attuali "inceppamenti istituzionali e politici" sulla necessità di una legge organica. Novara ricorda come l'educazione sessuale sia una realtà consolidata e obbligatoria in quasi tutti gli altri Paesi europei, sottolineando il grave ritardo italiano. L'esperto critica aspramente l'associazione, da lui definita "grotesca", tra l'insegnamento dell'educazione sessuale e una presunta, o esclusiva, promozione dei temi LGBTQ+. Questo preconcetto, secondo Novara, crea una situazione "imbarazzante" che paralizza l'intervento formativo necessario.
Il pedagogista avverte che questa "grave carenza" non è neutrale, ma ha conseguenze dirette e negative. Al contrario, "fa il gioco dei siti porno". Questi siti, sottolinea l'esperto, traggono enorme profitto rivolgendosi ormai prevalentemente proprio ai ragazzini. I giovani, lasciati soli davanti a questi contenuti, finiscono per assorbire "modelli sessuali terribilmente misogini" e un'idea distorta del corpo femminile, visto come un oggetto. Un processo che, conclude Novara, può alimentare pericolose dinamiche di possesso e violenza nelle relazioni affettive future.