Divieto educazione alla sessualità fino al I Ciclo: è scontro politico
Il Ddl Valditara blocca l'educazione alla sessualità nelle scuole medie. La nuova norma scatena un duro scontro tra maggioranza e opposizione.


La Commissione Cultura della Camera ha approvato una stretta sul Ddl Valditara, estendendo il divieto per l'educazione alla sessualità fino alla scuola secondaria di primo grado. Questa modifica introduce il consenso informato delle famiglie e scatena un'accesa polemica politica, dividendo maggioranza e opposizione sul futuro della formazione affettiva nelle scuole italiane.
Cosa prevede il nuovo Ddl Valditara
Il disegno di legge promosso dal Ministro Giuseppe Valditara introduce il principio del consenso informato. Questa misura richiede l'approvazione preventiva obbligatoria delle famiglie per avviare qualsiasi progetto scolastico su temi affettivi e sessuali. Un emendamento proposto dalla Lega, e approvato in commissione, ha ulteriormente inasprito la normativa. Il testo ora vieta esplicitamente "tutte le attività didattiche e progettuali attinenti all’ambito della sessualità" non solo nelle scuole dell'infanzia e primarie, ma anche in quelle secondarie di primo grado. Tale decisione limita fortemente l'autonomia scolastica, che consentiva agli istituti di organizzare percorsi specifici.
Educazione alla sessualità: si accende un nuovo scontro politico
L'approvazione dell'emendamento ha provocato dure reazioni da parte dell'opposizione. Irene Manzi del PD ha definito la norma un "modello censorio" che, in un contesto nazionale segnato da continui episodi di violenza di genere, riduce gli spazi per l'educazione al rispetto. L'europarlamentare Alessandro Zan ha dichiarato che con questa legge "l’Italia torna nel Medioevo". Elisabetta Piccolotti (AVS) ha parlato di una "deriva oscurantista". La preoccupazione condivisa è che negare un'informazione corretta e laica spinga i giovani a cercare risposte su canali non controllati, come il web, dove la disinformazione e i modelli distorti sono molto diffusi.
La difesa della maggioranza e il contesto europeo
Di parere opposto il relatore del provvedimento, il deputato leghista Rossano Sasso. A suo avviso, la modifica non impedisce l'educazione sessuale, ma la limita a quanto previsto dalle Indicazioni Nazionali, con lo scopo di evitare "tentativi di indottrinamento da parte di attivisti di estrema sinistra Lgbt". La maggioranza intende così contrastare la diffusione della cosiddetta "ideologia gender", ritenuta inadatta a bambini e preadolescenti. Questa decisione pone l'Italia in controtendenza rispetto al contesto europeo, dove l'educazione sessuale è obbligatoria in quasi tutti i sistemi scolastici. Il nostro Paese resta uno dei pochi a non avere un percorso formativo strutturato.