Famiglia nel bosco, Mucci (SGS): 'Tra libertà, rischi e intervento statale'
Mucci (SGS) analizza il caso della famiglia nel bosco: tra scelte neorurali e tutela dei minori, serve equilibrio e non solo burocrazia.
Il caso della famiglia nel bosco a Palmoli accende il dibattito su libertà e sicurezza. Mucci evidenzia come l'intervento dello Stato, pur doveroso per rischi strutturali, rischi di diventare un paternalismo sproporzionato che ignora l'effettivo benessere emotivo dei bambini.
La famiglia nel bosco, Mucci (SGS): 'Partono i dibattiti su X e in tv dove si mischiano ecologismo, anti-Stato e dietrologia'.
La famiglia Trevallion-Birmingham a Palmoli ha scelto di vivere in un casolare isolato nel bosco, senza utenze, in stile "neorurale" e off-grid – è una di quelle storie che divide, fa arrabbiare e fa riflettere – dichiara Mucci - Da un lato, c'è l'odore di romantico ribellismo contro il sistema: genitori che mollano tutto per crescere i figli a contatto con la natura, raccogliendo funghi e badando ad animali, senza microplastiche nell'acqua o bollette da pagare. Dall'altro, la realtà cruda: un'intossicazione da funghi che ha portato all'intervento dei servizi sociali, una casa fatiscente con rischi strutturali, isolamento che i giudici hanno visto come minaccia per lo sviluppo relazionale e psicologico dei piccoli, e alla fine l'allontanamento dei bambini in una comunità protetta, con la potestà genitoriale sospesa.
Penso – dichiara Mucci - che sia un casino emblematico di come lo Stato italiano (e non solo) si infili a piedi uniti nelle scelte private, spesso con più burocrazia che empatia. I genitori non sembrano mostri. L'istruzione parentale era protocollata, i bimbi erano descritti dai vicini come "puliti, affettuosi e ben nutriti", e mancava solo il "superfluo". Eppure, dopo l'episodio dei funghi è partita la valanga: segnalazioni, perizie che parlano di "gravi conseguenze psichiche ed educative", e un'operazione da film poliziesco con cinque pattuglie di carabinieri per portare via i piccoli. Mi fa incavolare il paternalismo: chi decide cosa sia "adeguato" per un bambino? Il bosco è un rischio o un'opportunità per imparare resilienza? E l'accusa di "usare i figli per visibilità mediatica", come se denunciare un'ingiustizia fosse un crimine. Detto questo, non è tutto bianco o nero. Se la casa è davvero un pericolo (instabile, senza acqua o luce), e i bimbi crescono senza contatti sociali veri, lo Stato ha il dovere di intervenire – non per moralismo, ma per tutelare.
Ma qui sembra sproporzionato. In fondo, mi fa pena tutta la famiglia: i genitori distrutti, i piccoli traumatizzati da un "sequestro" che potevano evitare con più compromessi. E ci fa pena a noi, che assistiamo a un dibattito su X e in tv dove si mischiano ecologismo, anti-Stato e dietrologia, senza soluzioni. Spero finisca con i bimbi a casa, magari con qualche pannello solare e un bagno decente – perché la libertà vera non è isolarsi, ma scegliere senza che ti strappino via i figli per un fungo avvelenato conclude Mucci.