Ferie non godute docenti precari: riconosciuti 10mila euro a Roma
Il Tribunale di Roma riconosce l'indennità per ferie non godute a un insegnante precario. Una sentenza (N.3072/2025) per la parità di trattamento.
Le ferie non godute rappresentano un diritto fondamentale anche per i docenti precari. Una recente sentenza del Tribunale di Roma (N.3072/2025) lo conferma, condannando l'amministrazione a un risarcimento di 10.000 euro. Questo caso stabilisce un precedente cruciale per la parità di trattamento nel settore scolastico, allineandosi ai principi del diritto europeo.
Il caso di Roma e la sentenza N.3072/2025
Un docente supplente operante nella provincia di Roma ha recentemente ottenuto un importante riconoscimento legale in materia di retribuzione. Dopo aver prestato servizio per circa due anni con una serie di contratti a tempo determinato, conclusisi canonicamente al termine delle attività didattiche a giugno, l'insegnante si è visto negare l'indennità sostitutiva per le ferie. Queste ferie erano state regolarmente maturate durante l'anno scolastico, ma non fruite a causa delle evidenti esigenze organizzative e di servizio.
Assistito legalmente da Asset Scuola, il docente ha quindi intrapreso un'azione legale per veder riconosciuto il proprio diritto. Il Tribunale di Roma, accogliendo pienamente la richiesta, ha emesso la sentenza N.3072/2025. L'amministrazione scolastica è stata condannata al pagamento di una somma significativa, pari a circa 10.000 euro. Questo importo non copre solo il capitale dovuto per i giorni di ferie non goduti, ma include anche gli interessi legali e la rivalutazione monetaria, compensando così l'intero danno subìto dal lavoratore.
Il diritto alle ferie non godute nel contesto europeo
La sentenza del tribunale capitolino non rappresenta un caso isolato, ma si inserisce in un consolidato orientamento giurisprudenziale sia nazionale che europeo. Il diritto alle ferie annuali retribuite è, infatti, considerato un principio fondamentale e irrinunciabile del diritto sociale dell'Unione Europea. La Corte di Giustizia dell'UE è intervenuta a più riprese sull'argomento, condannando qualsiasi prassi nazionale che risulti discriminatoria. In particolare, le normative degli Stati membri non possono trattare i lavoratori a tempo determinato, inclusi i docenti precari, in modo peggiorativo rispetto ai colleghi assunti a tempo indeterminato.
L'indennità sostitutiva per le ferie non godute al termine del rapporto di lavoro costituisce una tutela economica essenziale. Impedire a un precario di monetizzare le ferie che non ha potuto materialmente prendere durante l'anno viola palesemente il principio di non discriminazione (sancito dalla direttiva 1999/70/CE). La giurisprudenza europea è chiara: se il rapporto cessa e il riposo non è stato possibile, deve subentrare la compensazione economica.
Le implicazioni per i docenti precari
Questa decisione ha implicazioni rilevanti per l'intero comparto scuola e, in particolare, per migliaia di docenti supplenti temporanei. La sentenza ribadisce che la mancata fruizione delle ferie non comporta automaticamente la perdita del diritto economico corrispondente. L'amministrazione può negare l'indennità solo se dimostra di aver messo attivamente il lavoratore in condizione di usufruire del riposo, e che sia stato il lavoratore a rifiutare.
Nel contesto scolastico, dove i contratti spesso terminano il 30 giugno, questa condizione è raramente verificata. I docenti precari sono spesso impossibilitati a prendere ferie durante l'anno per ragioni di servizio e continuità didattica. Di conseguenza, la monetizzazione delle ferie maturate diventa l'unica forma di tutela. Questa vittoria legale a Roma rafforza la posizione dei precari e apre la strada a ulteriori ricorsi per la piena parità di trattamento normativo ed economico rispetto al personale di ruolo.