Ferie non godute docenti: risarcimento record a Roma
Una sentenza del Tribunale di Roma riconosce 12.000 euro a un insegnante precario, stabilendo un principio chiave sulla parità di trattamento.


Il Tribunale di Roma ha emesso una sentenza storica a favore di un docente precario, condannando l'amministrazione a un risarcimento di 12.000 euro per ferie non godute. Questa decisione rafforza la tutela dei lavoratori a tempo determinato nel settore scolastico, ribadendo un principio fondamentale del diritto del lavoro europeo e nazionale.
Il principio di non discriminazione
Alla base della sentenza N.8744/2025 vi è un pilastro del diritto del lavoro: la parità di trattamento. Il giudice ha riaffermato che il diritto alle ferie annuali retribuite è un principio fondamentale e irrinunciabile, protetto a livello nazionale ed europeo. Questa garanzia non può essere negata o limitata per i lavoratori precari del settore scolastico. La giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea è chiara nel condannare trattamenti discriminatori. Più volte è stata evidenziata l’illegittimità di prassi che impediscono al lavoratore a tempo determinato di beneficiare delle stesse tutele dei colleghi di ruolo, inclusa la monetizzazione delle ferie non fruite. L'orientamento mira a garantire che la flessibilità contrattuale non si traduca mai in una minore protezione per il lavoratore.
La vicenda e la sentenza del Tribunale
Il caso esaminato dal Tribunale di Roma riguarda un docente che ha lavorato per circa due anni in una scuola della provincia con un contratto a tempo determinato. Al termine dell'incarico, conclusosi nel mese di giugno, l'amministrazione non gli ha corrisposto l'indennità sostitutiva per le ferie maturate. Il mancato godimento delle ferie era dovuto a precise ragioni organizzative e di servizio. Assistito dai legali di Asset Scuola, il lavoratore ha deciso di adire le vie legali per ottenere il giusto compenso. Il giudice ha accolto pienamente il ricorso, emettendo una sentenza storica. L'amministrazione è stata condannata a versare una somma di circa 12.000 euro, una cifra che comprende non solo l'indennità netta, ma anche gli interessi legali e la rivalutazione monetaria calcolati fino alla data del saldo effettivo.
Implicazioni per il personale scolastico
Questa decisione rappresenta un precedente di notevole importanza per tutto il personale scolastico con contratti a termine. La sentenza chiarisce un aspetto cruciale: l'onere della prova spetta interamente al datore di lavoro. È l'amministrazione a dover dimostrare di aver messo il lavoratore nelle effettive condizioni di poter usufruire delle ferie prima della scadenza del contratto. In assenza di tale prova, il diritto all'indennità economica sorge in modo automatico. Si tratta di una vittoria che rafforza la parità di trattamento e tutela concretamente i diritti dei supplenti al termine del rapporto di lavoro. La pronuncia potrebbe ora aprire la strada a un numero crescente di ricorsi analoghi, spingendo le amministrazioni scolastiche a una gestione più corretta e trasparente delle posizioni contrattuali a termine.