Figli plusdotati: oltre il quoziente intellettivo, come riconoscerli e sostenerli
Figli plusdotati: come riconoscerli, sostenerli e valorizzare le loro capacità cognitive, emotive e creative senza rischi di isolamento o disagio.


Quando si parla di figli plusdotati, l'immaginario collettivo spesso la associa a risultati scolastici eccezionali, medaglie olimpiche di matematica o a un quoziente intellettivo (QI) sopra la media. Tuttavia, la realtà è molto più articolata. I bambini plusdotati non si identificano soltanto con i numeri, ma esprimono una gamma complessa e variegata di capacità intellettive, emotive, creative e intuitive. Riconoscere questi segnali in modo precoce è fondamentale non solo per valorizzarne le potenzialità, ma anche per proteggerli da rischi emotivi e sociali.
Plusdotazione: una definizione più completa
Secondo il National Association for Gifted Children (NAGC), la plusdotazione è la combinazione di capacità cognitive elevate, creatività e motivazione che si manifesta in una o più aree (accademica, artistica, sociale, psicomotoria). Non si tratta, quindi, solo di “intelligenza” nel senso classico del termine, ma di un potenziale che può esprimersi in modi molto differenti.
Un bambino può essere avanzato in logica-matematica, ma trovarsi in difficoltà con le abilità motorie. Un altro può avere una comprensione sorprendente dei rapporti umani o mostrare una profonda empatia, pur mantenendo comportamenti infantili. Questo rende la diagnosi complessa e spesso sottovalutata.
Figli plusdotati: talenti che si manifestano in modi diversi
Un bambino plusdotato non è necessariamente un piccolo genio della matematica. Alcuni eccellono nella musica, nel disegno, nel linguaggio verbale o nel pensiero critico. Altri ancora manifestano una creatività fuori dal comune, capace di trovare soluzioni originali o idee innovative anche in contesti quotidiani.
È importante capire che la plusdotazione può essere "asimmetrica": capacità molto sviluppate in un ambito possono coesistere con fragilità in altri. Questo fenomeno è conosciuto come disincronia evolutiva ed è una delle caratteristiche più comuni tra i plusdotati.
Sensibilità emotiva: un segnale da non sottovalutare
Una delle caratteristiche più frequenti, ma spesso trascurate, nei bambini ad alto potenziale è l’intensità emotiva. La psicologa Kazimierz Dabrowski ha descritto questo fenomeno come overexcitability, ovvero una maggiore reattività agli stimoli emotivi, cognitivi o sensoriali.
Questi bambini vivono le emozioni in modo amplificato: la gioia è entusiasmo incontenibile, la tristezza può diventare disperazione. Reagiscono a ingiustizie, cambi di tono o situazioni stressanti in modo molto più intenso rispetto ai coetanei. In contesti scolastici poco attenti, possono essere etichettati erroneamente come fragili o problematici. Creare uno spazio sicuro in cui possano esprimere e comprendere queste emozioni è fondamentale per il loro benessere psicologico.
Domande "da grandi" in corpi di bambini
Non è raro che i bambini plusdotati formulino domande esistenziali sin dalla tenera età. "Perché esistiamo?", "Cosa succede dopo la morte?", "Perché nel mondo c’è la guerra?" sono quesiti che possono emergere in età prescolare, lasciando spesso gli adulti spiazzati. Questo tipo di riflessione precoce, che rientra nella sfera del pensiero astratto, è un indicatore importante di un’intelligenza fuori dal comune. Spesso questi bambini mostrano anche un forte senso etico e un'innata inclinazione a distinguere il giusto dallo sbagliato.
Non bisogna avere paura di queste domande, né liquidarle con risposte semplicistiche. Piuttosto, è utile accogliere il loro bisogno di comprensione e dialogare con loro, anche quando le risposte non sono immediate.
Figli plusdotati: una curiosità instancabile e fuori dall’ordinario
Un altro tratto distintivo dei bambini ad alto potenziale è una sete inesauribile di conoscenza. Fanno domande continue, spesso complesse e articolate. Vogliono capire il "perché" e il "come" di ogni cosa. La loro mente è sempre attiva, alla ricerca di nuovi stimoli.
Quando un argomento li appassiona, lo approfondiscono in autonomia, con una dedizione simile a quella degli adulti: leggono, sperimentano, guardano documentari. Possono mostrare interesse per temi insoliti per la loro età, come l’astrofisica, la filosofia, la mitologia o la genetica. In ambienti scolastici poco stimolanti o con approcci didattici rigidi, il rischio è che si annoino, si disimpegnino o, peggio, che vengano percepiti come “difficili” da gestire.
Il ruolo degli adulti: ascoltare, osservare, accompagnare
Il primo passo per sostenere un figlio plusdotato è osservare con attenzione, senza giudizi o aspettative rigide. La collaborazione tra scuola e famiglia è cruciale. Talvolta può essere utile rivolgersi a professionisti dell’età evolutiva per una valutazione psicodiagnostica, non tanto per “etichettare”, ma per comprendere meglio i bisogni specifici del bambino.
All’interno della famiglia, l’ascolto empatico è lo strumento più potente. Accogliere le emozioni, rispondere alle domande senza ridicolizzarle, creare spazi per la creatività e la riflessione sono gesti quotidiani che possono fare la differenza.
Figli plusdotati: valorizzare senza incasellare
Riconoscere e sostenere la plusdotazione non significa forzare un figlio a diventare un “campione” in qualcosa. Significa, invece, rispettare i suoi tempi, comprendere i suoi bisogni, aiutarlo a trovare il proprio posto nel mondo senza che il suo talento si trasformi in solitudine o disagio. Come ci ricorda la pedagogista Mary-Elaine Jacobsen, "I bambini plusdotati non hanno bisogno di essere spinti più in alto, ma sostenuti nella profondità del loro sentire e pensare".