Filiera tecnologico-professionale: i pareri del CSPI, molte osservazioni e criticità
Il CSPI analizza i decreti sulla filiera tecnologico-professionale. Focus sui percorsi 4+2, i partenariati e il monitoraggio.
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha espresso il suo parere su due importanti decreti riguardanti la filiera tecnologico-professionale. Durante l'adunanza plenaria del 22 ottobre, l'organo consultivo ha analizzato le proposte relative ai percorsi sperimentali "4+2". I pareri, approvati a maggioranza, contengono osservazioni e proposte specifiche. La discussione si è concentrata sul consolidamento della filiera e sull'istituzione di un comitato di monitoraggio nazionale.
Stabilità e integrazione della filiera formativa
Il primo decreto analizzato (ID MONITOR 6400) riceve un apprezzamento iniziale dal CSPI per l'intento di stabilizzare la filiera formativa. L'obiettivo è fornire tempistiche e modalità certe per la presentazione dei progetti, superando la precarietà delle sperimentazioni passate. Questo approccio è visto come fondamentale per strutturare un'offerta formativa integrata sul territorio, capace di rispondere dinamicamente alle esigenze locali. Il Consiglio sottolinea positivamente la creazione di percorsi che facilitino l'orientamento e il riorientamento degli studenti. Si punta a una forte continuità formativa tra i diversi segmenti, includendo esplicitamente i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), spesso gestiti a livello regionale.
Tuttavia, il CSPI pone l'accento su una precisa limitazione quantitativa introdotta dal testo. Nello specifico, si evidenzia che "ciascuna filiera formativa tecnologico-professionale non possa prevedere più di tre tipologie di percorsi quadriennali afferenti a non più di tre istituzioni scolastiche". Questa restrizione si applica similarmente ai percorsi IeFP, limitati a tre tipologie e tre strutture formative accreditate. Questa scelta normativa sembra mirare a una sperimentazione controllata, forse per valutare l'impatto prima di un'estensione su larga scala, evitando un'eccessiva frammentazione dell'offerta. Il CSPI nota però che eventuali accordi di rete specifici, stipulati tra gli Uffici Scolastici Regionali (USR) e le Regioni, potrebbero introdurre disposizioni speciali. Questi accordi potrebbero derogare parzialmente ai vincoli numerici, permettendo una maggiore flessibilità in territori con particolari assetti produttivi o scolastici.
La filiera tecnologico-professionale e il mondo del lavoro
Un punto centrale del parere riguarda il potenziamento delle relazioni stabili con le aziende. Il CSPI evidenzia l'intento del decreto di rafforzare il legame tra formazione e realtà produttive del territorio, elemento cardine della filiera tecnologico-professionale. Questo avverrà tramite la stipula di uno o più accordi di partenariato strategici. Tali accordi non saranno mere formalità, ma avranno lo scopo preciso di definire le modalità di co-progettazione dell'offerta formativa.
L'idea è che le imprese non siano solo destinatari dei diplomati, ma attori protagonisti nella definizione delle competenze necessarie. Questo allineamento è fondamentale per garantire che i curricula rispondano ai reali bisogni formativi del tessuto economico locale, riducendo il disallineamento (mismatch) tra domanda e offerta di lavoro. Inoltre, il CSPI sottolinea l'importanza data all'attuazione concreta dei percorsi di formazione scuola-lavoro, oggi noti come PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento), che dovranno essere potenziati e resi più efficaci. Infine, gli accordi dovranno facilitare la stipula di contratti di apprendistato di primo e terzo livello. Questi contratti sono considerati strumenti chiave per un inserimento lavorativo qualificato e precoce, permettendo agli studenti di apprendere "on the job" mentre completano il loro ciclo di studi. Questa sinergia è vista come il cuore pulsante della riforma.
Risorse, criticità e monitoraggio del sistema
Sebbene il consolidamento della filiera sia assicurato mantenendo l'invarianza delle dotazioni organiche complessive, il CSPI solleva una criticità rilevante. Le risorse umane attuali, calcolate sui percorsi quinquennali, potrebbero non essere sufficienti per sostenere l'innovazione didattica richiesta dai nuovi percorsi 4+2. Il Consiglio suggerisce la necessità di prevedere ulteriori risorse per implementare aspetti qualificanti dei progetti. Si fa riferimento, ad esempio, alla strutturazione dei processi di continuità, che richiedono ore di progettazione aggiuntive. Un forte accento è posto sul potenziamento delle esperienze "on the job" e dei percorsi di internazionalizzazione, che richiedono investimenti specifici per la mobilità e la tutoraggio. Anche i contratti di prestazione d’opera per esperti esterni, fondamentali per la co-progettazione con le aziende, necessitano di coperture dedicate.
Oltre a questo, il parere menziona molteplici osservazioni puntuali sull'impianto generale dello schema di decreto. Riguardo al secondo decreto, relativo al Comitato di monitoraggio nazionale, il CSPI interviene sull'articolo 2, comma 2. L'osservazione è precisa: non basta monitorare le "attività svolte". Il Comitato dovrebbe piuttosto monitorare "le attività svolte e le competenze sviluppate dalle istituzioni" per assicurare il raggiungimento del profilo in uscita specifico della filiera. Questa modifica sposta il focus dalla mera adempienza procedurale alla valutazione della qualità e dell'efficacia formativa del nuovo sistema.