FISM: 'No al riconoscimento dell’identità di genere nella scuola dell’infanzia'
FISM prende le distanze dall’introduzione dell’identità di genere nella scuola dell’infanzia, difendendo il ruolo dei genitori e la crescita dei bambini.
La Federazione Italiana Scuole Materne (FISM), che rappresenta circa 9.000 realtà educative frequentate da quasi mezzo milione di bambini nella fascia Zero-Sei, ha recentemente preso posizione sui Disegni di Legge relativi alle questioni di identità di genere. Pur riconoscendo molti aspetti positivi dei testi, la federazione manifesta prudenza e cautela riguardo alla possibilità di introdurre nella scuola dell’infanzia il riconoscimento dell’identità di genere con indicazione di un sesso diverso da quello dichiarato all’atto di nascita.
Criticità sull’identità di genere in età prescolare
Luca Iemmi, presidente nazionale della FISM, sottolinea che nei primi anni di vita il bambino sta ancora costruendo la propria identità complessiva, includendo aspetti fisici, emotivi, relazionali e simbolici. Coinvolgerlo in decisioni definitive su questioni complesse come il sesso e l’identità di genere rischia di risultare prematuro e potenzialmente fuorviante. Per questo motivo, la federazione ritiene inadeguata l’introduzione di tali tematiche nella scuola dell’infanzia.
Valorizzazione del ruolo genitoriale
Pur manifestando dissenso su questo punto specifico, FISM accoglie con favore altre disposizioni dei Disegni di Legge che tutelano il ruolo educativo della famiglia. La federazione apprezza in particolare il riconoscimento della libertà educativa dei genitori e il coinvolgimento delle famiglie nel percorso formativo dei bambini attraverso strumenti come il Patto educativo di corresponsabilità, che prevede il consenso informato sui temi più delicati, inclusi quelli relativi alla sessualità. Secondo Iemmi, questo approccio evita influenze ideologiche esterne e rafforza l’alleanza tra scuola e famiglia.
Limiti dell’intervento scolastico sulla sessualità
FISM sostiene inoltre l’esclusione delle scuole dell’infanzia da attività didattiche e progettuali legate alla sessualità. L’obiettivo è proteggere una fascia d’età particolarmente vulnerabile e garantire che l’educazione rimanga adeguata alle capacità e alla comprensione dei bambini. La federazione ritiene che anticipare concetti legati all’identità di genere in questa fase possa risultare inappropriato, confermando così la necessità di un approccio graduale e rispettoso della crescita naturale dei più piccoli.