Fuga dei cervelli a Torino: la migrazione dall'Università al Politecnico
Fuga dei cervelli: la migrazione dei ricercatori dall'Università al Politecnico di Torino è causata da stipendi più alti e migliori opportunità di carriera.
A Torino, un fenomeno crescente vede i giovani ricercatori abbandonare l'Università per il Politecnico, in cerca di migliori condizioni economiche e opportunità professionali. Questa "fuga dei cervelli" è alimentata da stipendi più alti e infrastrutture moderne, con una crescente disparità che preoccupa le istituzioni locali.
Fuga dei cervelli a chilometro zero
A Torino, un numero crescente di giovani ricercatori sta lasciando l'Università per il Politecnico, attratti da stipendi più alti e migliori opportunità professionali. Il divario economico tra i due atenei è significativo: 1.200 euro per gli universitari contro i 1.380 euro del Politecnico, con l'ulteriore aumento a 1.600 euro previsto entro il 2026.
Migliori opportunità di carriera
Oltre agli stipendi, i ricercatori scelgono il Politecnico anche per infrastrutture moderne e maggiori opportunità di carriera. Andrea Rizzetto, giovane laureato in chimica, sottolinea come la mancanza di possibilità di crescita nell'Università di Torino lo abbia portato a trasferirsi. “Lo stipendio e le opportunità di ricerca al Politecnico sono state determinanti,” racconta Rizzetto.
Fuga dei cervelli: differenze di infrastrutture
Carlotta Pontremoli, che ha lavorato per anni al Politecnico, sottolinea come i laboratori e le strutture siano decisamente più avanzati rispetto a quelli dell'Università. Sebbene abbia poi scelto di tornare all'Università, ha ammesso che la differenza nelle infrastrutture e nella ricerca è stata un fattore importante nella sua decisione.
Il commento di Cristina Prandi
Cristina Prandi, candidata rettrice dell'Università di Torino, ha descritto il fenomeno come un vero e proprio “esodo verso corso Duca”, esprimendo la necessità di investire per migliorare le borse di dottorato e garantire una competizione leale tra i due atenei. “Dobbiamo rendere l’Università più attrattiva per i ricercatori,” ha dichiarato.