Galimberti: revoca del ruolo ai docenti inidonei per una scuola di qualità

Il filosofo Galimberti propone la revoca della cattedra per gli insegnanti non idonei e sottolinea l'importanza dell'empatia nell'educazione.

24 novembre 2025 14:30
Galimberti: revoca del ruolo ai docenti inidonei per una scuola di qualità - Umberto Galimberti
Umberto Galimberti
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Il noto filosofo Umberto Galimberti offre una disamina critica del sistema scolastico attuale, suggerendo di eliminare il ruolo dei docenti come garanzia a vita. Nel suo intervento, egli evidenzia come la stabilità contrattuale finisca spesso per tutelare insegnanti demotivati o inadatti, danneggiando il percorso formativo degli alunni. Una riforma è necessaria per mettere al centro il diritto allo studio e l'educazione emotiva.

La proposta di Galimberti sui docenti

L'analisi del filosofo, diffusa attraverso un intervento pubblico, si concentra su una delle problematiche più spinose della scuola italiana: l'inamovibilità del corpo docente. Secondo il pensatore, il meccanismo del concorso pubblico garantisce una stabilità del posto fisso che, nel tempo, può rivelarsi controproducente se non accompagnata da una verifica costante delle competenze e della motivazione. Galimberti sostiene che mantenere in cattedra chi non possiede più l'entusiasmo o le capacità relazionali necessarie costituisce un danno educativo agli studenti, i quali dovrebbero essere i veri fruitori del servizio scolastico. La soluzione ipotizzata prevede la possibilità di sospendere dall'incarico chi si dimostra inadatto, poiché l'obiettivo primario deve essere garantire un'istruzione eccellente e non la semplice tutela sindacale del lavoratore statale.

Differenza tra istruire ed educare

Un punto nodale della riflessione riguarda la distinzione semantica e sostanziale tra la trasmissione di nozioni e la formazione umana. Galimberti osserva come la scuola contemporanea si concentri prevalentemente sull'intelligenza logico-matematica, trascurando quasi totalmente la sfera emotiva e psicologica dei ragazzi. Citando la lezione di Platone, il filosofo ricorda che la mente non può aprirsi se prima non viene coinvolto il cuore. Attualmente, il sistema scolastico sembra incapace di nutrire la passione dei discenti e di fornire quei riferimenti affettivi indispensabili per la crescita. Inoltre, il confronto generazionale evidenzia come, rispetto agli anni Sessanta, le prospettive professionali per i laureati siano drasticamente peggiorate, creando un contesto in cui formare cittadini consapevoli diventa sempre più difficile senza un cambiamento di paradigma.

La cultura come difesa dal potere

L'intervento si conclude con una potente riflessione sul valore politico e sociale della conoscenza. Galimberti definisce la cultura come l'unica reale antitesi alle derive autoritarie e al potere costituito, che spesso trae vantaggio dalla mancanza di spirito critico nella popolazione. Per invertire la rotta, è fondamentale restituire dignità alle discipline umanistiche, spesso sacrificate in nome della digitalizzazione. Anziché riempire le aule esclusivamente di tecnologie informatiche, bisognerebbe puntare con decisione su letteratura e filosofia, materie essenziali per insegnare ai giovani a elaborare il dolore, l'angoscia e la complessità dell'esistenza. Solo attraverso una scuola incentrata sul pensiero critico, si possono costruire le basi per una società libera e democratica.

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