Gestire la plusdotazione a scuola: guida per insegnanti
La plusdotazione a scuola richiede attenzione e strumenti adeguati: riconoscerla è fondamentale per promuovere inclusione e benessere in classe


I bambini plusdotati presentano abilità cognitive eccezionali ma anche bisogni educativi complessi. Gli insegnanti, spesso impreparati a riconoscerli o supportarli, devono affrontare sfide pedagogiche e relazionali significative. Comprendere la plusdotazione in ottica di neurosviluppo è essenziale per favorire inclusione, benessere e apprendimento efficace
Cos'è la plusdotazione sui bambini?
I bambini “gifted”, o plushdotati, rappresentano circa il 2% della popolazione scolastica e si distinguono per competenze cognitive nettamente superiori alla media. Manifestano precocità nella lettura, un vocabolario molto ricco, forte memoria, spiccata curiosità intellettuale e capacità di affrontare concetti astratti non comuni alla loro età. Queste caratteristiche attirano spesso l’attenzione del contesto scolastico, familiare e clinico. Tuttavia, non sempre vengono riconosciute o comprese correttamente dagli insegnanti, anche perché possono coesistere con difficoltà relazionali o emotive che complicano la lettura del loro profilo.
Plusdotazione: le sfide scolastiche e lo sviluppo disarmonico
Nonostante le capacità intellettive avanzate, gli alunni plusdotati possono avere problemi di adattamento scolastico. È frequente uno sviluppo disarmonico: molto sviluppato sul piano cognitivo, ma più lento o nella norma in quello emotivo, sociale o psicomotorio. Ciò può generare frustrazione, isolamento o disinteresse per le attività didattiche standard. Inoltre, la mancanza di un piano educativo personalizzato può far sì che questi alunni non vengano adeguatamente valorizzati o addirittura scambiati per studenti con disturbi dell’apprendimento. È quindi essenziale dotare i docenti di strumenti e formazione specifica, per favorire una didattica che sappia rispondere ai loro bisogni particolari.
Neuroscienze e disturbi del neurosviluppo
Le più recenti scoperte in neuroscienze cognitive, a partire dagli anni 2000, hanno rivoluzionato l’approccio ai disturbi del neurosviluppo. È emersa una visione più integrata e complessa dell’individuo, fondata su un profilo neurobiologico di base che interagisce dinamicamente con l’ambiente. I bambini crescono seguendo traiettorie “quasi obbligate” di sviluppo cerebrale, che modellano le loro abilità e i loro limiti. In quest’ottica, la plusdotazione – come la disabilità intellettiva – non è un’etichetta statica, ma un profilo funzionale che necessita di supporti adeguati per evitare frustrazioni, sofferenze o esclusione. Anche per questo, l’intervento scolastico precoce e mirato è fondamentale.
Promuovere l’inclusione come valore educativo
Una scuola davvero inclusiva deve saper accogliere e valorizzare la diversità cognitiva, in tutte le sue forme. I bambini plusdotati, come quelli con disabilità, hanno bisogno di un contesto educativo che li riconosca e li sostenga nel loro percorso di crescita. Progettare attività stimolanti, differenziare i compiti e favorire l’interazione sociale sono strumenti utili per includere questi alunni nel gruppo classe. Un’azione educativa attenta e personalizzata non solo favorisce il benessere degli studenti gifted, ma diventa anche occasione di crescita professionale e umana per i docenti. Il riconoscimento delle potenzialità individuali, nel rispetto delle specificità, è un pilastro della scuola del futuro.