Giovani italiani tra deficit di competenze e smartphone sotto accusa
Giovani e adulti italiani tra deficit di competenze, uso sempre più diffuso dei social e nuove regole ministeriali sul divieto di smartphone nelle scuole.
Il deficit di competenze tra adulti e giovani italiani sta delineando un quadro preoccupante. Tra pochi laureati in discipline scientifiche, uso crescente dei social come fonte di informazione e un ruolo sempre più marginale di scuola e famiglia, la società italiana affronta nuove sfide educative.
Competenze basse e pochi laureati STEM
Il rapporto Education at a glance 2025 dell’Ocse evidenzia come il 37% degli adulti italiani abbia gravi difficoltà di comprensione testuale. Tra i giovani, solo il 20% si laurea in ambito STEM, con un tasso di completamento degli studi più basso della media europea e fortemente legato al livello culturale delle famiglie d’origine.
Deficit di competenze: social network al centro della vita quotidiana
L’indagine annuale di Laboratorio Adolescenza e Istituto Iard mostra che gli adolescenti italiani vivono connessi: l’86,5% pubblica foto o video sui social e il 17,5% lo fa frequentemente. Instagram, YouTube e TikTok non sono solo piattaforme di intrattenimento ma anche fonti di informazione, perfino riguardo al sesso (per 4 ragazzi su 10). Parallelamente, il 50% mostra competenze insufficienti in Italiano e Matematica (prove Invalsi).
Stop agli smartphone: repressione o educazione?
Le nuove circolari del Ministero dell’Istruzione estendono il divieto d’uso dei cellulari anche alle scuole superiori, trasformando la violazione in infrazione disciplinare. Le modalità di applicazione variano: c’è chi prevede la consegna all’ingresso, chi chiede di tenerli spenti negli zaini, chi li restituisce solo ai genitori in caso di abuso. Molti dirigenti scolastici sottolineano, tuttavia, la necessità di affiancare al divieto un lavoro educativo e culturale, ricordando che lo smartphone può essere utile in contesti didattici. La sfida sarà dunque far percepire il provvedimento non come imposizione, ma come strumento di benessere.